Il Lockdown di Conte apre la crisi, arrivano gli svedesi e la risolvono: 103 lavoratori licenziati tutti insieme

Un’altra storica azienda italiana cede sotto i colpi dei mesi di chiusure: iGuzzini lascia a casa 103 dei suoi dipendenti.

Getty Immages/AB Pool Corbis

I lunghi lockdown, i mesi di zona rossa voluti dall’ex Premier Giuseppe Conte, fabbriche ferme: l’emergenza, da sanitaria, si è trasformata anche in economica.Ed ecco che sempre più aziende storiche sono costrette a fare tagli e lasciare a casa lavoratori che hanno dedicato la vita al proprio mestiere. Dopo la bolognese Logista che, nel giro di un weekend, ha lasciato a casa ben 90 dipendenti con un messaggio su WhatsApp, ora è il turno di un altro nome storico: la marchigiana iGuzzini, azienda di Recanati, molto conosciuta nel settore dell’illuminazione. IGuzzini ha già annunciato il taglio di 103 dei 736 dipendenti: 82 impiegati e 21 operai. Persone che, a breve, potrebbero trovarsi ad infoltire le già folte schiere dei nuovi poveri le “vittime economiche” del Covid. L’azienda recanatese infatti – duramente colpita dai mesi di chiusura dovuti alla pandemia – già era stata costretta a vendere al Gruppo svedese Fagerhult e da agosto nessun componente della storica famiglia Guzzini a più arte del Consiglio di Amministrazione.

Tuttavia, fino a due mesi fa, Cristiano Venturini, Ceo di iGuzzini illuminazione – ribadiva la volontà dell’azienda nel continuare ad investire nonostante il periodo aleatorio. Ma i conti non sempre vanno nella medesima direzione dei buoni propositi. La pandemia ha determinato un calo del fatturato impressionante: l’azienda è passata dai 238 milioni di euro del 2019 ai 190 del 2020, circa 40 milioni in meno di ricavi. Già dal marzo dell’anno scorso era stata attivata la Cassa Integrazione che ormai non è più prorogabile viste le sofferenze dell’azienda. Poi sono stati azzerati i contratti a termine e mandati a casa gli apprendisti, ma sembra che ormai neanche tutto questo sia sufficiente per rimettere in linea fatturato e piano economico. Marco Bracalente, della Filctem Cgil Macerata, insiste sulla possibilità di aprire un tavolo negoziale, magari valutando il ricorso ad altri ammortizzatori sociali.

 

 

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