Alessia e Martina uccise, il padre era già stato violento. Ma gli hanno lasciato l’arma

Si torna sul caso Capasso, il Carabiniere che ha sparato alla moglie e ucciso le due bambine. Indagati i medici che non hanno riconosciuto la gravità della condizione mentale dell’uomo.

A distanza di tre anni si ritorna sul caso di Luigi Capasso, il Carabiniere di Latina che il 28 febbraio del 2018 ha sparato alla moglie Antonietta Gargiulo e ucciso le loro due figlie di sette e tredici anni. Secondo quanto ricostruito in sede d’indagine Capasso, il giorno dell’omicidio, dopo aver smontato dal turno di lavoro a Velletri, era tornato nella casa in cui non viveva più da tempo, perché la coppia si stava separando e lui alloggiava in caserma. Ha aspettato che sua moglie  scendesse nel garage per andare al lavoro. Le ha sparato, ferendola gravemente e riducendola in fin di vita. Subito dopo è salito in casa dove stavano dormendo le loro due figlie Alessia e Martina, barricandosi dentro, e le ha uccise nel sonno. Poi si è suicidato. Antonietta, l’unica sopravvissuta della famiglia è stata dimessa dopo circa un mese dall’accaduto, dopo essere finita in coma farmacologico, ricoverata all’ospedale San Camillo di Roma.

A distanza di tre anni si è giunti alla conclusione che l’uomo non era nelle condizioni di avere con sé una pistola. Ora sono indagati per omicidio colposo la psicologa militare e il medico personale di Luigi i quali non hanno riconosciuto la gravità della condizione mentale in cui versava il militare. La Procura vuole capire le responsabilità a loro carico e il perché gli sia stata rilasciata la certificazione di idoneità a detenere l’arma. I colleghi di Capasso hanno infatti dichiarato che – al tempo in cui sono accaduti i tragici fatti – l’uomo si trovava in uno stato psicologico instabile e aveva già aggredito sua moglie. Per questo motivo la pistola gli era stata tolta ma poi gli era stata ridata, e chi indaga vuole chiarire il motivo per il quale sia avvenuta la restituzione

 

 

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