Reddito di Cittadinanza, 115 persone si fingono residenti in Italia e tornano in Romania

Ennesima truffa sul Reddito di Cittadinanza, 115 “pendolari” facevano avanti e indietro dalla Romania per ottenere il reddito e intascarsi il sussidio.

Emanuele Cremaschi/Getty Images/archivio

 

Di nuovo problemi per il Reddito di Cittadinanza, dopo falsi poveri, ex brigadisti e addirittura mafiosi, la scoperta della Questura di Milano: a percepire il reddito 115 stranieri (tutti rumeni tranne una donna brasiliana) che non vivono in Italia, i “pendolari” del Reddito. Questi individui, tra i 18 e i 66 anni, si trasferivano temporaneamente in Italia giusto il tempo di ottenere risposta dall’Inps e percepire l’assegno del Reddito di cittadinanza e, una volta ottenuto il sussidio, tornavano nel loro paese a spendere il denaro. Sembra una barzelletta ma non lo è, anzi è una delle tante truffe che nascono dalle falle della misura grillina che da quando è stata proposta ha evidenziato non solo la difficoltà di pensare ad una norma che rilanci davvero l’economia reintroducendo i disoccupati nel mercato del lavoro, ma anche la facilità con cui si può truffare lo Stato quando tra le istituzioni non c’è comunicazione. Ultimo enorme problema riscontrato per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza è proprio la mancanza di un sistema di comunicazione adeguato tra i centri per l’impiego e l’Inps, a causa del quale i percettori del sussidio pur avendo stipulato un patto per l’impiego poi non vanno di fatto a lavorare. Anche grazie a questo problema i “pendolari del sussidio” riuscivano a percepire il reddito e a spenderlo senza la preoccupazione di dover mai lavorare un giorno, per una truffa dal valore complessivo di circa 300mila euro. Ad accorgersi della truffa i Carabinieri di Ozzano Emilia a Bologna, dopo una lunga serie di operazioni sospette presso gli sportelli postali. Ad attirare gli agenti il grande numero di stranieri non residenti in Italia che percepivano il Reddito di cittadinanza “partivano dalla Romania per andare in Italia, soprattutto a Milano, e qui rimanevano fino a quando l’Inps non approvava loro la domanda. Dopo aver ritirato la carta presso gli uffici postali e dopo aver riscosso l’assegno, ritornavano in Romania” hanno dichiarato i militari. Alcuni di loro con delle autocertificazioni false dichiaravano di vivere in Italia da anni o di non avere nessun possedimento, ma la realtà era ben diversa. Non si sono fatti attendere i commenti del mondo della politica e soprattutto del centro destra sulla questione: Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, ha dichiarato “l’ennesima operazione che mostra tutte le lacune di questa misura che non crea lavoro e, troppo spesso, finisce nelle tasche sbagliate. Non basta più dichiararsi contrari a questo provvedimento o affermare di volerlo cambiare. Non è più accettabile leggere simili fatti di cronaca o sentire dagli imprenditori che in troppi preferiscono non lavorare per continuare a percepire l’assegno. Il Rdc va immediatamente abolito”. Il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti rimane convinto della necessità di una revisione della misura piuttosto che la sua eliminazione, mentre Forza Italia continua la sua battaglia al sussidio “è solo l’ennesima dimostrazione di come questa misura sia un totale fallimento e debba essere al più presto superata” afferma ad esempio Licia Ronzulli. Che questa sia la battuta di arresto per il Rdc?

 

 

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