Green Pass, primo giorno “Non è questo il nostro compito” dicono bar e ristoranti

Al via l’avvento ufficiale dell’obbligo del Green Pass per sedersi ai tavolini interni di bar e ristoranti. E, parimenti, hanno preso avvio minacce e insulti.

Getty Immages/Vittorio Zunino Celotto

Chi pensava che con il Green Pass la vita delle attività ristorative e ricreative – musei, teatri, cinema, piscine, palestre – sarebbe stata più facile, ha fatto male i conti. Perché se i vescovi non protestano, baristi e ristoratori non ci stanno a fare un lavoro che non è il loro – ovvero quello dei controllori di Stato – ricevendo, per di più, recensioni negative, minacce e insulti.  Infatti se, nell’idea del Governo, il patentino verde dovrebbe essere la soluzione per evitare nuove chiusure, in realtà molti settori rischiano comunque di chiudere: per mancanza di clienti.

I settori più colpiti – anche questa volta – bar, ristoranti e tutto l’ambito dello spettacolo. Baristi e ristoratori, in particolare, già a poche ore dall’avvio dell’obbligo di Green Pass sono stati inondati dalle minacce sui social. Molti hanno ricevuto aggressioni da parte di coloro che sono ostili al “lasciapassare” ma anche recensioni negative capziose sulle piattaforme come Tripadvisor. Lo sfogo è inevitabile: “Non possiamo accettarlo. Noi possiamo solo applicare quanto la legge ci obbliga a fare e siamo involontariamente deputati a ricoprire un ruolo che non è nostro“- le parole di Emanuele Frongia, presidente Fipe Confcommercio Sud Sardegna . Frongia ha spiegato che, anche se qualcuno volesse, si rischia troppo a non rispettare le regole. Le multe sono salatissime dai 400 fino ai 1000 euro. Ma non solo. Bar e ristoranti rischiano anche la chiusura dell’attività.

Di contro c’è chi reagisce con una sorta di obiezione pacifica. Cristina Tagliamento, segretaria nazionale di Tni – il sindacato che tutela imprenditori e dipendenti del mondo horeca – ha spiegato che nei loro locali verranno affissi cartelli per informare gli avventori delle regole ma non si andrà oltre. “Non vogliamo diventare sceriffi” – ha puntualizzato la donna. Ma i problemi non finiscono qui. Perché i gestori di attività ristorative non sono pubblici ufficiali e, pertanto, rischiano di violare la privacy dei clienti chiedendo loro di esibire il Green Pass e i documenti. I titolari degli esercizi pubblici, infatti, si trovano nella condizione di poter essere denunciati dai clienti per violazione della privacy.  Per mettere a tacere ogni dubbio hanno contattato un team di avvocati.  I legali Aldo Elia e Antonio Francesco Rizzuto sono stati concordi nell’asserire che: “Il Green Pass viola il regolamento dell’Unione europea ed è discriminatorio contro la persona”. Non si comprende, pertanto, perché solo Italia e Francia abbiano adottato questo sistema. E i legali, pertanto, si sono dichiarati pronti a tutelare chi, privo di “lasciapassare” verrà  discriminato.

 

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