In acqua c’è pericolo di prendere il Covid” il Comune vieta a tutti di fare il bagno

Brutte notizie sul fronte pandemico, potremmo essere tutt’altro che fuori dal tunnel. Trovate tracce di Covid in parecchi fiumi e canali che bagnano la provincia di Milano.

covid fiumi milano
Getty Immages/Sebastien Bozon

Il Ministero della Salute informa che nelle ultime ventiquattro ore i casi totali sono saliti di 951 unità e portano il totale a 4.255.434. Da ieri 30 morti che fanno salire le vittime a 127.352 e 5455 guariti che raggiungono quota 4.059.463. Totale persone vaccinate: 16.342.041.

I casi attualmente positivi scendono a 68.619, -4345 rispetto a ieri. I ricoverati sono 2140, -149 mentre in terapia intensiva 344 assistiti, -18 da ieri.

Covid: trovato il virus nei fiumi

Per ogni passo avanti, a volte, se ne fanno due indietro. Se la campagna vaccinale procede a buon passo, una brutta notizia arriva dalla Lombardia, la Regione più duramente colpita dal Covid. Dopo il focolaio scoperto in una palestra di Milano – la Virgin Active di Città Studi – ora è stata rilevata la presenza del virus nei fiumi e nei canali del territorio comunale di Rho, in provincia di Milano. L’amministrazione comunale ha ricordato a tutti i cittadini il divieto assoluto di balneazione. Divieto che si estende anche ei corsi d’acqua dell’intero reticolo Est Ticino Villoresi. Infatti, per quanto – in base alle conoscenze che abbiamo attualmente sul Coronavirus – il metodo principale di trasmissione del Covid siano le goccioline respiratorie grandi e piccole che vengono espulse mentre si parla, si respira o si fanno attività come urlare e cantare, non si può escludere il rischio di venir contagiati bagnandosi nei fiumi.

In questo periodo di emergenza sanitaria , l’amministrazione locale del Comune di Rho ha evidenziato che le acque dei fiumi Adda, Lambro, Olona, Po e Seveso potrebbero essere contaminate dagli scarichi provenienti da impianti di depurazione acque reflue civili e industriali e diventare mezzo di trasmissione del virus. Non si tratta di una novità: studi sulla presenza del virus nelle acque di scarico di alcune grandi città sono stati fatti anche lo scorso anno – durante la prima ondata della pandemia – e la presenza del virus nelle acque di scarico era stata definita una spia utile per datare la comparsa del Covid-19.

 

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