Vaccini, la seconda dose non basta. E dobbiamo prepararci al richiamo

Il tema dei richiami al vaccino anti Covid prende sempre più spazio con il procedere della campagna sanitaria. Intanto cala il numero dei morti, secondo il Ministero della Salute.

Richiamo vaccini 30 maggio 2021 leggilo.org
Getty Images/Joe Raedle

Secondo il Ministero della Salute nelle ultime 24 ore in Italia ci sono stati 2949 nuovi casi e 44 vittime da Coronavirus. Èrano 7 mesi e mezzo, dal 15 ottobre dello scorso anno, che non si contava un numero così contenuto di decessi. In flessione anche le terapie intensive e i ricoveri ordinari. Alla data odierna ci sono 1.061 persone in rianimazione – 34 meno di ieri –  mentre nei reparti ordinari sono ricoverati con sintomi in 6.591 – una flessione di 209 rispetto a ieri. I tamponi processati sono stati 164.495. E il tasso di positività è dunque all’1,8%, in aumento rispetto all’1,4% di ieri quando i casi erano stati 3.351 e le vittime 83.

Cosa fare con i richiami

Secondo numerosi esperti, è ormai evidente che i vaccini effettuati per contrastare la pandemia di Coronavirus avranno bisogno di un richiamo per preservare l’efficacia del farmaco nel tempo dato che quest’ultima potrebbe – anche se non è stato ancora accertato al 100% – andare scemando nel corso del tempo, soprattutto dopo 9-12 mesi dalla seconda iniezione. Mentre gli studiosi continuano a cercare di capire dopo quanto tempo e in quale caso sia necessario il richiamo per i vaccini Pfizer, AstraZeneca e via dicendo, il medico Anthony Fauci che fa da portavoce per la Sanità degli Stati Uniti dall’inizio della pandemia ha espresso il suo parere in merito, lasciando intendere che gli operatori sanitari del paese nord americano sono già pronti con il richiamo: “L‘efficacia di questi vaccini non dura tutta la vita ma è di almeno 6 mesi e probabilmente ben di più, perciò ritengo che un ‘booster’, ossia un richiamo rafforzante, sarà dovuto entro più o meno un anno dal primo”.

Dunque per il medico la durata massima della protezione assicurata dai vari vaccini in circolazione al momento in Nord America ed in Europa sarebbe di circa 12 mesi. Ma come si sta organizzando la Sanità per far fronte a questa necessità? Il Ministro della Sanità britannico Matt Hancock ha già pronta la risposta ed afferma che il paese è pronto ad una nuova vaccinazione su larga scala che vedrà impiegate anche versioni del vaccino Oxford-AstraZeneca in fase finale di approvazione. In Italia, la Lombardia è la prima regione che sta preparandosi alla gestione di questa nuova maxi operazione sanitaria. Secondo il vice presidente regionale Letizia Moratti, più che gli hub vaccinali visti nella prima fase della campagna saranno farmacie e centri medici a procedere alle prenotazioni ed alle somministrazioni dei vaccini richiesti dai cittadini: “Faremo conto sui medici di medicina generale, sui pediatri di base, sulle farmacie e sulle aziende. La somministrazione dei vaccini per questo successivo passaggio della campagna non avverrà più nei maxi hub che stiamo usando oggi, perché essi devono tornare alle loro funzioni originarie”, fa sapere l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso che lavora con il welfare regionale per portate a termine la campagna. La campagna vaccinale arriva quindi nella sua fase terminale per garantire un autunno sicuro anche dopo le vacanze.

 

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