Dalla Libia più di 50 mila migranti pronti a partire, il Governo prepara l’accoglienza

Torna a crescere la tensione sul tema dei migranti: in migliaia potrebbero essere pronti a partire dalla Libia verso le coste italiane nelle prossime settimane. 

migranti libia
Dan Kitwood/Getty Images/Archivio

Il Governo italiano, su iniziativa del Premier Mario Draghi, si muove per farsi trovare pronto di fronte a quella che potrebbe essere, nelle settimane e nei mesi a venire, una nuova, importante ondata migratoria che potrebbe coinvolgere migliaia di persone che – dalle coste libiche in particolare – si preparerebbero a raggiungere le coste del nostro Paese. A darne notizia sono soprattutto i nostri Servizi segreti, impegnati nel Paese nordafricano per raccogliere le informazioni più impellenti.

Ed è sulla base delle notizie avute dall’intelligence – che parlano di una riorganizzazione degli scafisti libici, pronti a tornare a solcare le acque del Mediterraneo, e citano numeri imponenti, con quasi 900 mila migranti attualmente sul suolo libico – che Draghi avrebbe deciso di organizzare – già nella giornata di oggi o, al più tardi, in quella di domani – una sorta di cabina di regia governativa che – contando sulla partecipazione del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, di quello della Difesa Lorenzo Guerini e di quello degli Esteri Luigi Di Maio – possa prendere le iniziative necessarie per far sì che l’Italia non si faccia trovare impreparata. D’altra parte, i dossier dei Servizi raccontano di un altissimo numero di migranti – tra le 50 e le 70 mila persone – che potrebbero partire nelle prossime settimane dalla Libia, e i numeri del primo trimestre del 2021 confermano la tendenza.

In particolare, l’attenzione si concentra sulle questioni logistiche da affrontare per ridurre al minimo il rischio che gli sbarchi possano essere occasione per una nuova diffusione di contagi da Coronavirus, in una fase di delicate riaperture per il Paese. A Lampedusa, ad oggi, sono disponibili almeno 4 navi utili per ospitare la quarantena dei migranti che arrivano sulle nostre coste. Ma in prospettiva, con l’estate che arriva e le compagnie di navigazione che potrebbero decidere di non rinnovare i contratti che concedono ad oggi quelle imbarcazioni al Governo, la questione potrebbe complicarsi.

L’idea è di mettere in piedi, in pochissimi giorni, una rete di emergenza basata su uno schema semplice: le navi disponibili smistano i migranti che – prima di essere assegnati ai diversi centri di accoglienza nelle Regioni – effettuano la quarantena in luoghi adibiti ad hoc per esigenze sanitarie e di prevenzione: potrebbero essere caserme, Covid hotel o altre strutture. Molto dipenderà anche dall’andamento dei flussi.

Questo per quel che riguarda l’organizzazione interna; anche perché sul fronte della diplomazia internazionale, ad oggi, non sembrano esserci significative novità: il tema delle migrazioni – complice la crisi sanitaria globale – non è stato sostanzialmente mai affrontato, a livello europeo, negli ultimi 12 mesi. L’ultima volta che la questione si è affacciata nei discorsi della Commissione è stato a settembre scorso, quando si ipotizzò di rivedere il regime giuridico dei migranti e si parlò del superamento degli accordi di Dublino, con nuove norme per i richiedenti asilo: la discussione, però, non progredì. Tutto rimase fermo alle iniziali dichiarazioni d’intenti.

Lamorgese – che il prossimo 20 maggio sarà a Tunisi – è in pressing sulla Commissione e sui singoli Stati per realizzare, congiuntamente, “un meccanismo europeo di solidarietà su base volontaria“. Vale a dire un accordo con tutti coloro che ci stanno, almeno per la redistribuzione dei migranti soccorsi in mare. Potrebbero prendervi parte, sulla carta, Francia, Portogallo, Spagna e Romania. Ma è chiaro che un accordo del genere vada analizzato e strutturato nel dettaglio e, ad oggi, neanche esiste un’ipotetica suddivisione in quote. E la Germania? Nessuno è pronto a scommettere che Berlino si possa unire all’iniziativa. Per ora, comunque, l’obiettivo del Ministro dell’Interno è una sorta di riedizione dell’accordo di Malta dell’estate 2019: se ne parlerà, oggi, in un summit dei Ministri dell’Interno dell’Unione.

Intanto, secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni, dall’inizio del 2021 sono annegate in mare 500 persone in fuga dai propri Paesi di origine, contro le 150 del 2020. Numeri che è bene tenere in considerazione.

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