AstraZeneca, 76 reazioni avverse e 19 morti in Inghilterra “Fate attenzione ai sintomi dopo la prima somministrazione”

L’Ema, pur ammettendo l’esistenza di un legame tra la somministrazione del vaccino AstraZeneca e le trombosi rare, ribadisce la sicurezza del farmaco. L’Italia, intanto, si prepara a limitarne l’utilizzo soltanto sugli over 60.

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Antonio Masiello/Getty Images/Archivio

Nuove polemiche, nuovi timori, una nuova verifica dei dati a disposizione dell’Agenzia Europea del Farmaco. E una nuova conferma sulla sicurezza del vaccino anti-Covid realizzato da AstraZeneca. L’Ema ha ribadito che – nonostante l’esistenza di un “legame” tra la somministrazione e i “rari casi di trombosi venose cerebrali – il trattamento possa continuare ad essere utilizzato in piena sicurezza. Secondo quanto verificato dal Prac – il Comitato per la valutazione dei rischi interno all’Ema – “i coaguli di sangue insoliti con piastrine basse dovranno essere elencati come effetti collaterali molto rari di Vaxzevria“, nome attuale del vaccino di AstraZeneca.

Nel corso della verifica, hanno spiegato gli esperti dell’Agenzia regolatoria, non sono emersi “fattori di rischio legati all’età“, anche se “la maggior parte dei casi si è verificata in donne di età inferiore ai 60 anni” ed “entro 2 settimane dalla prima dose” mentre l’incidenza dei casi sospetti dopo la seconda dose “è limitata“, spiega l’ente.

L’esistenza di un rapporto tra il farmaco anglo-svedese le trombosi non è provata: ma l’aumentare dei casi lascia intendere che, in attesa che il nesso venga rintracciato e spiegato scientificamente, un legame esista. Prendiamo ad esempio il caso dell’Inghilterra, il Paese che più di chiunque altro ha sfruttato il vaccino AstraZeneca: i casi sospetti sono in totale 76, con 19 morti. I dati, forniti dall’autorità britannica del farmaco – la Mhra – ed evidenziano come, tra i deceduti, tre persone avessero meno di 30 anni. Sulla base di queste informazioni l’agenzia britannica ha ritenuto di dover intervenire, stabilendo che alle persone tra i 18  i 29 anni debba essere somministrato un vaccino diverso.

Tutti i casi“, spiega June Raine, della Mhrasono avvenuti dopo la somministrazione della prima dose“. L’incidenza di casi rimane rarissima: 4 casi su un milione. “Chiunque abbia sintomi persistenti dopo 4 giorni o più deve rivolgersi a un medico“, ha comunque spiegato Raine, e consigliato di reagire rapidamente in caso di “mal di testa acuto e persistente, vista appannata, affanno nella respirazione, dolore al torace, gonfiori alle gambe, dolori addominali insistenti e lividi insoliti o macchie localizzate sulla pelle a parte il segno dell’iniezione“.

AstraZeneca, l’Italia pronta a raccomandarlo solo agli over 60

Per quanto riguarda il nostro Paese si profila l’ipotesi di un intervento che limiti l’utilizzo del farmaco alle persone con almeno 60 anni, nonostante i pochi test effettuati su questa fasci d”età. Ad annunciarlo, anche se la decisione non è ancora stata ufficializzata, è stato il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli, che tuttavia ha aggiunto, per chi è già stato vaccinato: “Non abbiamo elementi per scoraggiare la somministrazione della seconda dose“.

Il rischio è che la diffidenza nei confronti del trattamento vaccinale realizzato da AstraZeneca vadano a rafforzarsi. Una circostanza che, unita alle lacune organizzative e alla scarsità di dosi disponibili, rischia di affossare ancora di più la campagna vaccinale italiana, ben lontana dagli obiettivi inizialmente fissati: le 500 mila vaccinazioni giornaliere cui, entro fino aprile, il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo ha dichiarato di puntare rimangono una chimera.

 

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