Cassiere in un supermercato al tempo del Covid: per Jonathan non c’è scampo

Jonathan Mangone è morto a 39 anni: era di Livorno e faceva il cassiere in un supermercato. La sua categoria, nonostante i grandi rischi di contagio cui è esposta, non è mai stata presa in considerazione per una corsia prioritaria in fase di vaccinazione.

Con la terza ondata di contagi, arrivata proprio nel momento in cui – da parte del Governo – si annuncia l’intenzione di accelerare in maniera decisiva il ritmo impresso alla campagna vaccinale, ha fatto sì che al centro del dibattito pubblico finisse un tema di fondamentale importanza: le modalità attraverso le quali si stabiliscono i criteri di priorità nella vaccinazione. Sono state diverse, infatti, le categorie professionali che in queste settimane hanno avanzato la richiesta di essere vaccinati in anticipo rispetto agli altri: dai giornalisti ai magistrati, la discussione ha riguardato numerosi settori professionali.

Eppure, quasi nulla è stato detto a proposito di una delle categorie che – a tutti gli effetti – risulta essere maggiormente esposta al rischio di contagio: quella dei lavoratori dei supermercati. Si tratta, infatti, di una categoria che non ha mai smesso di lavorare, negli ultimi 13, drammatici mesi. E se questo, da una parte, può rappresentare una buona notizia dal punto di vista economico, sul fronte sanitario il contatto quotidiano con migliaia di clienti rappresenta, inevitabilmente, un fattore di grande preoccupazione.

D’altra parte, dall’inizio della pandemia, sono stati numerosi gli addetti alle vendite morti dopo aver contratto il virus sul posto di lavoro. E’ successo a Jonathan Mangone. Aveva 39 anni e faceva il cassiere in uno dei supermercati più frequentati di Livorno. In 15 anni di servizio, era mancato per malattia soltanto tre volte. Ma il Covid lo ha portato via, improvvisamente. Il “cassiere gigante buono“, come lo chiamavano i colleghi, era un tifoso sfegatato del Livorno Calcio e il 7 novembre del 2020, nell’ospedale cittadino, ha perso la propria personale battaglia contro la malattia. Il giorno del funerale, la bara dell’uomo era avvolta in una grande bandiera amaranto, colore sociale della sua squadra del cuore.

Lavoratore instancabile e amico pronto a spendersi per gli altri, Jonathan aveva la febbre alta da giorni, ma secondo la ricostruzione fornita dai familiari ci sarebbero stati gravi ritardi nell’assistenza che gli è stata prestata: addirittura, per il trasporto dell’uomo in ospedale, i familiari furono costretti a chiamare due volte l’ambulanza, visto che dopo la prima segnalazione nessun mezzo era arrivato a casa di Jonathan. “E’ stato perso tempo prezioso, all’ospedale i soccorsi sono stati lenti e il tampone lo hanno fatto troppo tardi, quando ormai Jonathan era in fin di vita“, dice Romolo, uno dei tre fratelli della vittima.

La famiglia ha presentato un esposto, sulla base del quale la Procura di Livorno ha cominciato a indagare. Intanto, la scomparsa di Jonathan ha lasciato un vuoto incolmabile tra parenti, amici e colleghi: “Non si stancava mai e non aveva paura di lavorare alla cassa nonostante il Covid. Noi dei supermercati siamo tra i più esposti, ma nessuno ci vaccina“, spiega Franco, un altro degli addetti vendita del supermercato dove lavorava Jonathan.

 

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