Le vaccinazioni non bastano: si pensa alla chiusura di bar e ristoranti alle 15

Governo al lavoro sul testo del nuovo decreto anti-Covid che, con ogni probabilità, protrarrà le restrizioni almeno fino all’inizio di maggio: confermata la sospensione delle zone gialle fino al 20 aprile, con misure più rigide in vista delle riaperture.

decreto anti-covid
Vittorio Zunino Celotto/Getty Images/Archivio

I dati. Tutto parte e si muove sempre sulla base dei dati. E’ questo il criterio che il Premier Mario Draghi ha deciso di applicare nella scelta delle nuove misure che, a partire dal 6 aprile, entreranno in vigore per contrastare la terza ondata di Coronavirus. Ed è proprio dalle cifre sul contagio – 23.696 nuovi casi, nella giornata di ieri – che inizierà la discussione della cabina di regia che dovrà mettere a punto il decreto sulle nuove misure di contenimento. Oltre ai nuovi contagi, preoccupano i dati sui decessi – 460, solo ieri – e sul livello di saturazione di posti letto, con 32.044 unità già occupate. Dati che illustrano chiaramente come la curva sia, sì, entrata in una fase discendente, ma anche che il calo è particolarmente lento e la variante inglese, con la sua maggiore velocità di propagazione, è ormai quella predominante anche sul nostro territorio.

Tutte ragioni che spingono il Comitato Tecnico Scientifico, cui fa eco il Ministro della Salute Roberto Speranza, a mantenere ancora ferma la barra del rigore e della prudenza: riaprire con leggerezza dal 7 aprile potrebbe essere una mossa azzardata che offrirebbe al virus un nuovo, pericoloso, trampolino: i positivi accertati sono oltre mezzo milione – 562 mila – e la campagna vaccinale non ha ancora garantito l’immunizzazione a tutte le categorie più fragili: i dati sono molto diversi da Regione a Regione, ma in alcuni territori – Toscana e Lombardia in testa – la quota di over 80 che ha già ricevuto le due dosi di vaccino è davvero bassa.

Probabile, quindi, che si proceda ancora per un po’ – almeno un paio di settimane dopo Pasqua – con la sospensione delle zone gialle, con le Regioni in bilico esclusivamente tra arancione e rosso. Unica eccezione potrebbe essere rappresentata dal bianco, soltanto in situazioni in cui la circolazione del virus, come avvenuto in Sardegna, sia bassissima. Prorogato anche il divieto agli spostamenti tra Regioni, mentre si ipotizzano misure più severe anche per le zone gialle una volta che – dopo il 20 aprile – potrebbero tornare ad essere istituite. In questo senso, si ipotizza maggior rigore nei fine settimana, con limitazioni che punteranno a scoraggiare gli aperitivi del tardo pomeriggio: la chiusura di ristoranti e bar potrebbe essere anticipata dalle 18 attuali alle 15.

Uno schema simile – per durezza dei provvedimenti e per la previsione sul loro periodo di esaurimento – a quello del primo lockdown dello scorso anno: allora, la “fase 2” cominciò il 3 maggio, quando in Italia si contava un quinto dei positivi attualmente accertati – anche se con un numero di tamponi quotidiani decisamente più basso. Rispetto ad allora a disposizione abbiamo una potentissima arma in più: quei vaccini che – se regolarizzati nella consegna delle dosi previste e somministrati con efficacia e rapidità – potrebbero tirarci fuori da questa situazione in maniera definitiva. E visto che la campagna vaccinale procede senza numeri clamorosi – ieri si è arrivati a quota 250 mila vaccinazioni, record in una singola giornata ma ancora molto lontani dalla quota di circa mezzo milioni fissata come obiettivo dal commissario all’emergenza Figliuolo – i “rigoristi” continuano a predicare grande prudenza: evitare rischi inutili e riaperture affrettate, secondo Speranza, è il miglior modo per contrastare il virus e far sì che, quando il numero di immunizzati sarà molto più alto, si possa procedere a riaperture importanti e, si spera, stabili.

 

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