Dpcm aggirato da una coppia con un’autocertificazione falsa. Ma il giudice li difende

A Reggio Emilia una coppia è stata sorpresa dai Carabinieri con un’autocertificazione falsa. E il giudice incaricato della sentenza ha detto la sua.

Autocertificazione falsa 11 marzo 2021 leggilo.org-2
Getty Images/Emanuele Cremaschi

Nonostante ci siano già alcuni precedenti simili, la sorprendente sentenza emessa riguardo ad un’autocertificazione falsa da parte di un giudice attivo in Umbria darà sicuramente molto da riflettere e di cui discutere ai giudici di tutta Italia. Il caso risale alla prima ondata di Coronavirus, quando per la prima volta in tutto il paese milioni di persone si trovarono a fare i conti con la pesante limitazione della propria libertà personale per tutelare la salute pubblica: una coppia di Reggio Emilia, un uomo ed una donna, violò le misure restrittive per uscire per le strade di Correggio, incontrando però una pattuglia di Carabinieri. Alla domanda degli agenti riguardo i motivi dell’uscita, i due presentarono un’autocertificazione falsa che dichiarava la necessità da parte della donna di effettuare analisi urgenti.

In seguito, i Carabinieri accertarono che si trattava di una bugia e che i due non erano mai stati in ospedale. Dal momento che falsificare un’autocertificazione è un reato punibile perfino con il carcere – come affermato dalle autorità durante la prima ondata di Coronavirus – i due sono finiti a processo ma il giudice ha enunciato una sentenza che assolve la coppia dall’accaduto: “L’obbligo di permanenza domiciliare è una sanzione penale che può essere decisa dal magistrato per singole persone per alcuni reati, e soltanto all’esito del giudizio“, spiega il magistrato nel corso della sentenza, specificando che l’obbligo di restare a casa è una misura prevista nei confronti di rei già giudicati e non applicabile nei confronti dei cittadini comuni. Per questo, il Dpcm, nel caso della coppia di Reggio Emilia, risulta illegittimo. Il verdetto è arrivato a gennaio dopo che la vicenda processuale si è trascinata molto a lungo: i numerosi Dpcm emanati prima dal premier Giuseppe Conte ed ora dal suo successore Mario Draghi hanno creato molte controversie simili. Solitamente, a fare ricorso è chi ha ricevuto una multa per aver violato una norma di distanziamento sociale.

 

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