Milano, morì cercando di salvare il vicino da un incendio, si disse. Ma aveva acceso il fuoco per vessarlo

L’incendio che consumò un palazzo di Cinisello del 23 maggio del 2019 vide morire eroicamente un uomo per salvare una vita. Ma la verità era ben diversa.

Stringer/ Getty Images/Archivio

Un caso decisamente incredibile quello dell’uomo di Cinisello Balsamo, quartiere popolare milanese, che venne ritrovato morto dopo un incendio divampato in un’abitazione di una delle palazzine e considerato un’eroe, morto per salvare la vita di una persona in difficoltà. Ora, più che come un’eroe, Martino Iacino che morì tra le fiamme a 55 anni quel 23 maggio del 2019 sarà ricordato come l’artefice della stessa tragedia che lo ha ucciso. La rivelazione arriva dopo più di un anno, in seguito all’arresto del complice dello stesso Martino, Francesco Lucanto di 57 anni che – dopo l’interrogatorio con le Forze dell’Ordine – ha raccontato che il presunto eroe avrebbe dato fuoco allo stesso appartamento in cui è morto per le gravissime ustioni ricevute, trasformando quello che sembrava uno sventurato incidente come ne avvengono purtroppo con regolarità nelle grandi metropoli in un caso di ricatto ed estorsione.

L’appartamento di Cinisello in cui scoppiò l’incendio apparteneva ad un 58enne di nome Maurizio Bolognese – afflitto da problemi psichici – che sopravvisse con bruciature  gravi sul 45% del corpo al rogo. Quando il 55enne venne trovato riverso nella casa con gravissime ustioni dai Vigili del Fuoco, gli stessi operatori del 115 immaginarono che egli fosse perito nel tentativo di trascinare Maurizio fuori dalla sua casa in fiamme: la confessione di Lucanto ha però rivelato che sia lui che Iacino avevano in realtà sfruttato la debolezza psichica dell’uomo per farsi consegnare la sua pensione e la sua tessera del bancomat: in teoria, i due uomini avevano parlato di “un favore” al vicino invalido a cui facevano la spesa e pagavano le bollette ma – stando a quanto affermano gli agenti che hanno arrestato Lucanto – le loro intenzioni sarebbero state molto meno nobili. I due infatti volevano saccheggiare il conto dell’invalido con il pretesto di svolgere le faccende al suo posto. Quando il 58enne iniziò a sospettare qualcosa e rifiutò di prestare il bancomat ai due, Iacino decise di incendiargli la porta di casa come “monito”. Tuttavia, il rogo andò fuori controllo, uccidendo la stessa persona che lo aveva appiccato. La verità è venuta a galla solo adesso: per più di un anno, i due complici sono stati ritenuti eroi da gran parte degli abitanti della palazzina.

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