Conte e Casalino: 72 ore per fare il miracolo, o per capire di aver sbagliato tutto

Giuseppe Conte, dopo le dimissioni di ieri, punta ad un reincarico per costituire il suo terzo Governo. Ma i numeri, per il momento, non ci sono e a sua disposizione rimangono 72 ore per cercare di portare dalla sua parte una decina di Senatori. 

Conte e Casalino hanno 72 ore
Giuseppe Conte e Rocco Casalino/Alberto Pizzoli, Getty Images

Un colloquio breve, quello durante il quale ieri mattina Giuseppe Conte ha rassegnato le proprie dimissioni davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: 20 minuti in tarda mattinata, necessari per certificare che la resistenza strenua dell’ex Premier – deciso fino all’ultimo a rifiutare le dimissioni – non è servita: la Maggioranza al Senato non c’è e la crisi aperta dalle dimissioni dei Ministri di Italia Viva è ora ufficiale e concreta.

Che l’avvocato punti ad un reincarico, che gli permetta di dare vita al terzo Governo in poco più di tre anni – e sempre con Maggioranze diverse – non è un mistero. Non a caso le trattative per imbarcare Senatori nel nuovo gruppo  “Europeisti” pronti a dare il proprio sostegno a Conte – costituitosi ieri – sono febbrili. Ma vane, almeno per ora. La fiducia della scorsa settimana ha fatto registrare 157 sì, compresi i voti di tre Senatori a Vita. Realisticamente, quindi, la quota di sostenitori su cui l’ex Premier può contare a Palazzo Madama si ferma a 154, a 7 voti da quella Maggioranza assoluta che, pur se esigua, gli permetterebbe di puntare ad un terzo giro di giostra. Ma le condizioni, al momento, non ci sono.

Il nuovo gruppo al Senato, di cui fanno parte gli ex Forza Italia Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, non sposta di una virgola la situazione esistente: tutti i componenti, infatti, avevano già votato la fiducia al Governo martedì scorso e nei Palazzi del potere prevalgono in queste ore la confusione e l’incertezza. Certamente, un ruolo fondamentale lo giocherà Matteo Renzi – che con il passare dei giorni pare sempre più in vantaggio nella sua personalissima partita a scacchi contro l’ex Premier. Il leader di Italia Viva, che ha già affermato che salirà al Colle per le consultazioni del Capo dello Stato “senza pregiudizi“, sembrerebbe puntare a rientrare in Maggioranza con un Presidente del Consiglio diverso da Conte. Se la sua pregiudiziale nei confronti dell’avvocato dovesse rientrare, la crisi potrebbe chiudersi già entro la fine della settimana. Ma se, al contrario, l’ex sindaco di Firenze decidesse di insistere sulla necessità di un nuovo nome, la partita potrebbe andare per le lunghe, con nuove basi e nuove prospettive.

Al momento, comunque, l’ipotesi più accreditata è che Mattarella decida di affidare a qualcuno un mandato esplorativo nella giornata di sabato. Su chi possa ricadere la scelta del Quirinale, non è dato sapere. La certezza è che dal Colle filtra un messaggio chiarissimo: se ci sarà un nuovo Governo, questo nascerà soltanto sulla base di numeri sicuri e di una Maggioranza coesa, capace di approvare il Recovery Plan, portare a termine efficacemente la campagna vaccinale e traghettare il Paese fuori dall’emergenza sanitaria. Le scelte fatte nella compilazione del calendario delle consultazioni sembrano tendere la mano a Conte: complici alcuni impegni istituzionali di Mattarella -impegnato oggi ad onorare la Giornata della Memoria e domani con l’inaugurazione dell’anno giudiziario- il primo giro terminerà venerdì sera: 72 ore in più per cercare di imbarcare nella Maggioranza che non c’è qualche “responsabile“, così da “neutralizzare” i renziani, rendendo i loro voti al Senato non indispensabili.

Ma il tempo è poco e stavolta, per salvarsi, Conte ha bisogno di fatti: i bluff sulla capacità di attrarre sostenitori in Parlamento non bastano più. E se l’ex Premier, insieme al suo portavoce Rocco Casalino, avevano garantito di poter superare agilmente la crisi, ora i fatti impongono loro di agire in modo efficace, o di fare un passo indietro. Certamente, la strategia del comunicatore di Palazzo Chigi – “Drammatizzate, dite che siamo già in piazza per il voto con in mano i manifesti Conte for President. Alziamo la tensione, spingiamo i senatori indecisi a votare per il Governo per paura delle urne” – fino a questo momento non ha pagato.

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