Troppi soldi dal Governo per il cashback, ora potrebbe saltare tutto

Il pressing delle Opposizioni, Italia Viva in testa, potrebbe portare il Governo a modificare in maniera importante le regole del piano di rimborsi “Cashback“.

 il Governo potrebbe chiudere il cashback
Laurel Chor, Getty Images/Archivio

Sembra davvero non esserci pace per il programma cashback, varato dal Governo all’inizio dello scorso dicembre e caratterizzato da un lungo elenco di problematiche. All’annuncio dell’iniziativa – che propone un rimborso automatico del 10% sulle transazioni effettuate con moneta elettronica fino ad un massimo di 1500 euro di spesa – milioni di italiani sono corsi ad installare l’applicazione IO – necessaria per l’accesso al programma – che è andata in tilt, con problemi durati per diversi giorni. A questo sono poi seguite una serie di altre sventure – fondi insufficienti a fronte dei rimborsi maturati dagli utenti, problemi per la registrazione di alcune carte contactless fino al più recente mancato aggiornamento delle transazioni – che potrebbero addirittura mettere in dubbio la prosecuzione stessa dell’iniziativa. Complice anche il contemporaneo indebolimento della Maggioranza di Governo a seguito dell’uscita dalla coalizione di Italia Viva.

La spesa che l’Esecutivo ha messo in preventivo per tutto il piano cashback è di 4,7 miliardi di euro in due anni. Ma dall’Opposizione, alla quale si unisce ora il partito di Matteo Renzi, arriva un forte pressing affinché questi soldi vengano destinati al potenziamento del Decreto Ristori che dovrà essere varato da qui a pochi giorni. “Milioni di euro per il cashback mentre mancano gli investimenti per le nuove generazioni e per la sanità. Il presidente del Consiglio continua a lasciare il Paese nella palude“, ha attaccato il capogruppo di Italia Viva al Senato Davide Faraone.

Un punto di vista non condiviso dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che difende la ratio dell’iniziativa e ne assicura la sostenibilità: nel mese sperimentale di dicembre “non solo sono aumentate moltissimo le persone che si sono rivolte ai pagamenti digitali e che si sono registrate nelle app della pubblica amministrazione“, spiega il Ministro, ma “la quota di piccoli pagamenti è stata estremamente alta“. Nonostante la difesa ufficiale, però, nel Governo si valutano possibili modifiche al piano, tanto che la vice di Gualtieri, Laura Castelli, spiegando che “Le necessità economiche evolvono di mese in mese“, interpellata sulle eventuali novità in arrivo sul fronte cashback fa sapere di non poter “escludere niente“. E visto che il pressing di Italia Viva si fa sempre più intenso – e la Maggioranza è già chiamata ad affrontare una serie di delicatissime problematiche generali, data la sua debolezza – la stessa Castelli fa sapere che “il cashback sta funzionando, ma come tutte le cose va vista in un quadro generale“.

E se si può certamente escludere l’ipotesi che i rimborsi maturati fino a questo momento vengano retroattivamente cancellati dal Governo – provvedimento che, oltre che impopolare, sarebbe incostituzionale – non sono invece da escludere altre significative modifiche al piano varato dal Governo.

Si potrebbe, ad esempio, procedere ad una cancellazione in corsa, basata sulla scelta di una data a partire dalla quale le transazione effettuate con moneta elettronica non porterebbero più all’accumulo di futuri rimborsi. Una misura del genere, pienamente legittima, andrebbe adottata attraverso un emendamento da inserire, verosimilmente, proprio nel prossimo Decreto Ristori. Ci sarebbe però da fare i conti con un problema tecnico: lo stop alla contabilizzazione dei rimborsi spettanti agli utenti non sarebbe effettivo immediatamente, ma inizierebbe ad essere efficace soltanto dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. E visto che tra l’approvazione dell’emendamento in questione e la sua pubblicazione passerebbe inevitabilmente del tempo, le transazione avvenute in quei giorni di “fase intermedia” permetterebbero a chi le effettua di accumulare altri rimborsi, scatenando – forse – addirittura una corsa per approfittare degli ultimi giorni di incentivi e facendo comunque lievitare la somma finale da rimborsare.

Più semplice, allora, che si lasci inalterato il regolamento dell’iniziativa fino alla scadenza della seconda fase semestrale – giugno 2021 – per poi stabilire la fine del programma cashback, chiudendolo con un anno di anticipo rispetto alla previsione di termine, fissata attualmente al 30 giugno 2022.

 

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