Pensioni, dobbiamo fare sacrifici: quest’anno decurtazione degli assegni

L’aggiornamento del coefficiente di trasformazione, calcolato sulle speranze di vita, comporterà un calo dell’assegno mensile per molti pensionati italiani a partire da quest’anno. 

Non basta la crisi, ai pensionati ora viene anche ridotto l'assegno
Roberto Gualtieri/Facebook Roberto Gualtieri

Cattive notizie in arrivo per molti pensionati italiani, che vedranno ridursi i loro assegni mensili per un massimo che potrà arrivare anche a 170 euro annui. A rendere noto questo intervento sugli assegni previdenziali è stata la Uil, che spiega come l’ammanco mensile sarà legato al coefficiente di trasformazione su sui si basa il sistema contributivo integrale. Questo coefficiente viene modificato in adeguamento alla speranza di vita e – secondo i calcoli svolti dal sindacato – ad essere colpiti saranno quei pensionati che abbiano maturato il proprio rateo su base integralmente contributiva, con ammanchi annui che andranno da un minimo di 100 ad un massimo di 170 euro.

La riduzione dovrebbe essere compresa tra lo 0,33% e lo 0,72% sui valori dei coefficienti. Particolarmente penalizzate saranno, ad esempio, le lavoratrici che hanno scelto di utilizzare “opzione donna” come finestra per l’uscita dal lavoro. Chi nel 2021 smetterà di lavorare a 67 anni, sempre secondo i calcoli della Uil, rischia un taglio di 101 euro l’anno: l’importo totale, per una pensione da 1.500 euro lordi, passerebbe infatti dai 19.614 euro  del 2020 ai 19.513 del 2021, con un taglio che aumenta in maniera proporzionale alla crescita dell’assegno: partendo dalle stesse condizioni – cioè quelle del lavoratore che andrà in pensione quest’anno a 67 anni – un assegno mensile di 2000 euro andrà incontro ad una riduzione di 136 euro l’anno rispetto alle cifre garantite nel 2020, mentre con una pensione da 2.500 euro lordi al mese, spiega ancora la Uil, sla riduzione sarebbe addirittura di 170 euro l’anno.

Ma le novità riguarderanno anche chi dovesse optare per l’uscita dal lavoro ad un’età inferiore: chi lascia il proprio impiego a 62 anni nel 2021, infatti, perderà circa 70 euro lordi  – su un assegno mensile da 1.500 euro – rispetto a quanto garantito fino a quest’anno; cifra che cresce fino a 94 euro nel caso in cui l’assegno mensile sia di 2.000 euro lordi e che arriva a toccare i 117 euro annui per un rateo da 2.500 euro mensili.

In generale, una sforbiciata che non farà piacere a chi, dopo anni di lavoro, si appresta in questo 2021 a godersi la meritata pensione. Anche perché i tagli derivanti dall’aggiornamento dei coefficienti vanno a sommarsi agli assegni già bloccati per la rivalutazione calmierata che dovrebbe essere accantonata a partire dal primo gennaio del 2022. L’Esecutivo, in realtà, aveva anche tentato di prorogare la misura fino all’inizio del 2023, ma le polemiche e le contestazioni dei sindacati avevano poi indotto ad una frettolosa retromarcia. Il rischio, però, è che alla fine del 2021, quando sarà il momento di varare la prossima Legge di Bilancio, l’ipotesi della proroga torni improvvisamente attuale.

 

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