Dpcm, dal 16 gennaio altra stretta del Governo: bar, ristoranti e palestre senza pace

Dopo l’irrigidimento dei parametri per l’inserimento delle Regioni nelle zone arancioni e rosse, il Governo valuta nuove restrizioni da introdurre con il Dpcm del prossimo 16 gennaio. 

Nuovo Dpcm, Governo pronto al giro di vite
Giuseppe Conte/Facebook Palazzo Chigi – Presidenza del Consiglio dei Ministri

Il Governo è pronto a dare un’altra stretta introducendo dal 16 gennaio, con un nuovo Dpcm, ulteriori misure di contenimento per contrastare la diffusione dei contagi da Covid-19. E se appare scontata la conferma dell’irrigidimento dei parametri che determinano l’accesso in zona arancione e rossa – già testato con il monitoraggio concluso con l’ordinanza firmata ieri dal Ministro della Salute Roberto Speranza, che ha imposto la zona arancione a partire da lunedì 11 per Emilia Romagna, Lombardia, Calabria, Sicilia e Veneto – ora l’Esecutivo ragiona su un ulteriore giro di vite: l’idea è quella di vincolare l’ingresso in zona rossa al numero di casi, indipendentemente dall’altro parametro attualmente osservato, cioè il grado di rischio rispetto alla tenuta delle strutture sanitarie. Qualora si arrivasse ad una quota pari o superiore ai 250 nuovi positivi ogni 100 mila abitanti, l’ingresso in zona rossa sarebbe automatico.

Questi perché la priorità, in questa fase, è contenere in maniera efficace la tendenza al rialzo fatta registrare negli ultimi giorni, anche per tutelare il più possibile la prosecuzione della campagna vaccinale. La quota ideale – che permette il contact tracing – è quella, attualmente utopica, di meno di 50 casi ogni 100 mila abitanti, mentre attualmente la media nazionale oscilla tra i 150 ed i 170. Impensabile, però, non agire per evitare che si ritorni fino al picco di 350/400 positivi ogni 100 mila abitanti registrato durante il periodo più  intenso della seconda ondata. E così, la proposta avanzata dal Comitato Tecnico Scientifico ha trovato l’appoggio del Governo che ora valuta di inserirla nel nuovo, imminente Decreto. Prima dell’ok definitivo sarà necessario un confronto con le Regioni: il primo appuntamento tra il Ministro responsabile Francesco Boccia e i Governatori è previsto per lunedì.

Praticamente sicura anche la proroga dello stop agli spostamenti tra Regioni, indipendentemente dalla fascia di rischio in cui i singoli territori vengono inseriti. La deroga sui piccoli Comuni – quelli con popolazione inferiore ai 5000 abitanti – potrebbe rimanere in vigore soltanto per le aree arancioni, all’interno delle quali i cittadini avrebbero la possibilità di muoversi in un raggio di 30 chilometri dalla propria abitazione ed evitando di recarsi nei capoluoghi di provincia. Per quel che riguarda le future Regioni rosse, invece, si va verso la conferma delle misure adottate nel periodo natalizio, con spostamenti bloccati, negozi chiusi e necessità di autocertificare le motivazioni per cui ci si muove da casa. Verso la conferma, però, anche la deroga che permette di recarsi una volta al giorno – al massimo in due, salvo figli minori di 14 anni e conviventi non autosufficienti – in visita presso l’abitazione privata di amici o parenti.

Il nuovo testo entrerà in vigore a partire dal 16 gennaio – visto che la misura ponte varata dal Governo produce i suoi effetti fino al 15 – e sarà guidata dal principio di un rafforzamento generale delle misure. Prorogato il coprifuoco tra le 22 e le 5, saranno confermati, inoltre, i weekend arancioni in tutta Italia – Regioni gialle comprese – con la libertà di muoversi nel territorio comunale ma imponendo la chiusura a bar e ristoranti, che potranno lavorare esclusivamente da asporto o con consegne a domicilio. Queste attività, che rimarranno aperte soltanto nelle Regioni gialle, dovranno sempre e comunque rispettare il limite orario che imporrà loro la chiusura alle 18.

Parallelamente si ragiona anche sulla possibilità di istituire una zona bianca – o verde – per le aree del Paese in cui l’indice Rt sia inferiore a 0,5. L’ipotesi è che questa fascia aggiuntiva possa essere riservata anche a porzioni di territorio inferiori alle Regioni come Comuni o Province, all’interno delle quali sarebbe possibile riaprire tutte le attività bloccate dagli ultimi Decreti, compresi teatri, cinema, palestre e piscine.

Osservando i dati dell’ultimo monitoraggio con la lente dell’ulteriore irrigidimento delle misure, l’unica Regione che potrebbe automaticamente finire in zona rossa sarebbe, ad oggi, il Veneto, dove l’incidenza dei contagi a sette giorni è di 454,31 casi ogni 100 mila abitanti. Ma a rischio sarebbe anche l’Emilia Romagna, con un’incidenza pari a 242,44. Complessivamente, sono cinque i territori che superano i 200 casi ogni 100 mila abitanti: oltre alle due già citate, anche Friuli Venezia Giulia, Marche e Provincia di Bolzano. Al contrario, nessun territorio potrebbe oggi rientrare nei parametri virtuosi della zona bianca: l’incidenza più bassa sul territorio nazionale, fatta registrare in Toscana, è di 78,95 casi ogni 100 mila abitanti.

 

 

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