Bar e ristoranti chiusi per due giorni. E il Governo pensa a due mesi di week end in zona rossa

Approvato nella notte il decreto che, oltre a imporre la zona arancione in tutta Italia per il prossimo fine settimana, irrigidisce i parametri per l’ingresso in zona arancione e rossa.

Decreto Covid: zona arancione nel weekend e parametri più severi
Roberto Speranza/Facebook Roberto Speranza

Il Governo ha approvato nella notte il provvedimento-ponte che mantiene l’Italia in condizioni di semi-quarantena fino al 15 gennaio. La notizia era iniziata circolare con forza negli ultimi due giorni e aveva presto trovato conferma nelle parole del Ministro della Salute Roberto Speranza, preoccupato per l’andamento della curva epidemiologica.

Oggi e domani, come previsto dal Decreto Natale, l’Italia rientra in zona rossa per gli ultimi due giorni legati alle restrizioni introdotte il 18 dicembre in vista delle feste: chiusi quindi bar, ristoranti e negozi, spostamenti limitati a casi specifici e sempre e comunque motivati attraverso il modulo di autocertificazione. Dopo l’Epifania, giovedì e venerdì, due giorni di zona gialla su tutto il Paese: tornano a lavorare fino alle 18 bar e ristoranti, riaprono i negozi fino alle 21, non vi è limite alla circolazione delle persone, fatto salvo il divieto di varcare i confini regionali. Ma l’allentamento durerà poco, pochissimo: il nuovo Decreto, varato nella notte, riporterà presto tutto il Paese in zona arancione, già a partire dal fine settimana del 9 e 10 gennaio, quando saranno concessi spostamenti soltanto all’interno del proprio Comune – con la solita eccezione dei piccoli centri, con meno di 5000 abitanti, per i quali la limitazione agli spostamenti si riferisce ad un raggio massimo di 30 chilometri dalla propria abitazione.

Il ritorno alla divisione dell’Italia in zone su base regionale così come lo abbiamo conosciuto a novembre e dicembre arriverà soltanto da lunedì 11, dopo che la cabina di regia avrà completato il monitoraggio e stabilito in quale fascia rientri ciascuna Regione. La novità è che a partire da quella data sarà molto più facile essere inseriti in zona arancione, o in zona rossa, di quanto non sia stato nei mesi scorsi. Gli esperti del Cts, insieme al Ministro Speranza, hanno concordato sulla necessità di irrigidire i parametri di attribuzione delle varie fasce: e così, per essere inseriti in fascia arancione sarà sufficiente registrare almeno 50 casi a settimana ogni 100 mila abitanti e un indice Rt pari a 1 – fino alla fine di dicembre, la soglia della zona arancione era rappresentata da quota 1,25. Discorso analogo per la zona rossa, che vede ridotti i parametri che ne determinano l’entrata in vigore: basterà un livello di rischio “moderato” – e non più “alto” – insieme ad un indice Rt pari almeno ad 1,25.

Con le nuove regole, e basandosi sui dati relativi all’ultimo monitoraggio, già oggi avrebbero i requisiti per rientrare in zona arancione diverse regioni: Calabria, Liguria e Veneto su tutte. In queste tre aree, infatti, la Rt supera la nuova soglia di sicurezza e il grado di rischio è definito “moderato“. Ma al limite ci sono anche altri territori: Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Lombardia, Marche e Puglia dovranno infatti attendere con trepidazione le valutazioni del nuovo monitoraggio.

I dati sono tutt’altro che incoraggianti: ieri il bollettino della Protezione Civile parlava di 10.800 nuovi positivi, in diminuzione rispetto al giorno precedente ma anche in corrispondenza di un significativo calo dei tamponi effettuati, tanto che l’indice di positività – dopo giorni passati al di sotto del 10% – è ormai stabilmente sopra il 13 – ieri 13,8%. Tenendo conto di questa percentuale, è facile fare calcoli poco rassicuranti: se si tornassero a fare i tamponi che si facevano a metà novembre, quando i casi registrati erano superiori ai 40 mila, oggi avremmo circa 35 mila nuovi positivi ogni giorno. Troppi per pensare ad un ritorno alla normalità. E’ alla luce di questi numeri che il Governo, Speranza in testa, ha deciso di intervenire per rendere più semplice l’ingresso in zona arancione: da lunedì prossimo buona parte del Paese potrebbe rientrare proprio nella fascia intermedia.

In tutto questo, il Governo – nonostante il vento di crisi che soffia su Palazzo Chigi – avrebbe in serbo già il prossimo Dpcm che, confermando i nuovi parametri per la definizione delle zone di rischio, imporrebbe per i fine settimana di gennaio e febbraio la zona rossa in tutto il Paese introducendo – di contro – una quarta fascia: quella zona bianca proposta dal capodelegazione PD Dario Franceschini che permetterebbe, nelle aree particolarmente virtuose, una riapertura pressoché totale delle attività, comprese quelle ormai chiuse da mesi come cinema, teatri, sale da concerto, piscine e palestre. La strada per accedervi sarà strettissima: Rt inferiore a 1, grado di rischio “basso” e meno di 50 contagiati a settimana ogni 100 mila abitanti. Ad oggi, nessuna Regione va neanche vicino a questi parametri.

 

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