Nuova stretta del Governo, altre restrizioni e lockdown nei weekend per tutti

Non se ne esce. E lo sapevamo. C’era stato il lockdown leggero ad inizio novembre con la prospettiva di salvare il Natale. E’ andata come è andata, con l’ennesimo Dpcm che ha stravolto le abitudini del periodo natalizio: misure che dovevano scadere il prossimo 15 gennaio per un ritorno alla “normalità” . Ma il Governo ha deciso di anticipare i tempi ed ha al vaglio misure restrittive ulteriori che vorrebbe operative dal prossimo 7 gennaio.
Un Governo sul viale del tramonto, si dice, ma che non rinuncia ad un’ulteriore stretta, che potrebbe essere l’ultima o una delle ultime da parte del medesimo Esecutivo. Dopo si vedrà: un Conte che succede a sé stesso ancora una volta, o un nuovo Premier. Certo che la musica non cambia, perchè orchestra e solisti resteranno più o meno gli stessi, anche se il direttore d’orchestra dovesse allontanarsi piangendo sul proprio fazzoletto, per una volta disgiunto dal taschino dov’è stato riposto, in bella evidenza, negli ultimi trenta mesi.
La stretta appare inevitabile, dicono i bene informati, Repubblica per prima. Un provvedimento che nasconde il fallimento del piano di contenimento pensato e ripensato dal Comitato tecnico scientifico, il manipolo di esperti – probabilmente ben pagati, ma il Governo della trasparenza sui morti nulla ci dice sui costi di questo comitato di salute pubblica – esperti, dicevamo, che hanno portato il Paese a numeri da primato per decessi e a un collasso economico che appare prossimo, se non verrà un premier più accreditato e di più ampie prospettive rispetto al vigente. Secondo questi stessi tecnici la curva dei contagi, in ascesa, continuerà così per almeno una settimana. Erano loro che, a marzo, da una settimana all’altra si rimpallavano previsioni sul famigerato “picco”, parole usate per riempire il vuoto della comparsata quotidiana sui media.
Ecco, dopo sei mesi siamo al punto di partenza: morti e contagi come se piovesse e loro a fare gli indovini sì, ma con rigore scientifico. Il prodotto di questi fattori inestricabili – approssimazione e incertezza, paura e puntiglio autoritario – si traduce con la facile semplificazione di sola una  parola: restrizioni. Certo il dito è come sempre puntato verso i cittadini, ed i giorni incriminati sono quelli nel periodo dal 6 al 23 dicembre, giorni dedicati allo shopping grazie alla trovata del cashback voluto ed incentivato dall’Esecutivo. Sul banco degli imputati sono i giorni di esodo verso il Sud, dopo che l’Esecutivo, ancora una volta, e ancora lui, paventava restrizioni agli spostamenti in prossimità della feste, nodo sciolto dopo giorni di voci ed incertezze. Ma, si sa “abbiamo i ministri migliori del mondo” dice il premier, ed è un modo lasciar intendere che questo è il Governo migliore del mondo. Sì, forse lo è: e sta per deciderne un’altra delle sue.

Zona gialla, ma non come prima

Tra le ipotesi allo studio c’è una zona gialla “severa” con decorrenza dal 7 gennaio. Verrebbe sancita attribuendo nuovi criteri per l’Rt che permettano di decretare uno stato di emergenza con valori più bassi. Risultato: basteranno meno contagi per far scattare restrizioni e divieti, criteri che si ripercuoteranno, inevitabilmente sulle soglie stabilite precedentemente per legittimare le zone arancioni e quelle rosse. L’idea, propriamente, è intervenire su due criteri contemporaneamente: l’incidenza dei positivi ogni centomila abitanti e, appunto, l’asticella dell’Rt.

Le zone arancioni e rosse scatterebbero con soglie più basse dell’Rt quando l’incidenza dei casi sulla popolazione – calcolata tenendo conto delle ultime due settimane – si mostri superiore a un certo livello, ancora da fissare. L’attuale soglia prima dell’allarme è fissata a 50 casi ogni 100 mila. Oggi la zona arancione parte da 1,25, quella rossa da 1,5: potrebbero diventare rispettivamente 1 e 1,25. Se così fosse, in base ai dati di mercoledì  finirebbero subito in zona arancione almeno Calabria Liguria e Veneto; altre tre regioni – Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche – sarebbero prossime a diventarlo perché tutte ad un passo dal valore 1. Significherebbe chiusura di bar e ristoranti, divieto di spostamenti tra comuni. Ma non basta.

Zone rosse sempre e ovunque, nei week end

Il vero giro di vite darebbe nei week end con l’istituzione sul tutto il territorio nazionale di zone rosse. Comporterebbe la chiusura di bar, ristoranti, negozi, centri commerciali e il divieto degli spostamenti ritenuti non essenziali, se non per ragioni previste e certificate. Si prenderà in prestito il modello delle feste fissando per un mese – fino alla prima settimana di febbraio – per fissare una zona rossa nazionale nei festivi e prefestivi. Ma anche questo non basta: sono allo studio ulteriori limitazioni alla circolazione intercomunale e interregionale. A questo si affiancheranno nuovi limiti ai movimenti regionali per tutti e, forse, limitazioni all’orario di apertura di alcune attività commerciali sull’intero territorio nazionale. I due binari – nuovo Rt e stretta nei fine settimana – dovrebbero procedere assieme

I duri del Governo, sempre loro

Sarebbero i Ministri Roberto Speranza, Francesco Boccia e Dario Franceschini a spingere per un nuovo intervento: sono gli stessi che insistevano per le chiusure a Natale, con il premier Conte che sembrava tener duro salvo poi cedere su tutta la linea. Perchè, ormai lo si è capito, Conte tiene davvero duro solo sulla delega a sè dei Servizi Segreti, a costo di rimetterci testa e Governo. Misteri della pochette. I “duri” insisterebbero così tanto  che le nuove misure potrebbero essere varate senza attendere la scadenza dell’attuale Dpcm, il 15 gennaio, usando un’ordinanza per introdurre la variazione dei criteri di applicazione della soglie con riferimento all’Rt – e che verrebbe incorporata nell’ennesimo Dpcm. L’alternativa sarebbe anticipare direttamente il nuovo Dpcm e vararlo entro il 7 gennaio
a poche ore dall’Epifania, proprio quando ci si attendeva di tornare alla “normalità” secondo il modello Cts. La stretta, raccontano, servirebbe anche a mettere a regime il pessimo inizio della campagna vaccinale, terribilmente in ritardo. C’è anche il Commissario straordinario Domenico Arcuri a cui pensare, e il Governo non lesina misure per aiutarlo a salvarsi la faccia, dopo avergli dato una poltrona dopo l’altra. Più gente sarà chiusa, come mandrie, più facile sarà marcare il bestiame con il vaccino della salvezza. E’ una soluzione brusca ma efficace, almeno così pensa il Governo con “i ministri migliori del mondo“.
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