Il Ministro Gualtieri “Rischiamo di perdere i soldi”. Conte nega, ma l’Italia è in ritardo sul Recovery

Nonostante le smentite del Premier Giuseppe Conte, il ritardo dell’Italia sulla gestione dei progetti per il Recovery Fund è evidente: a sottolinearlo, la preoccupazione del Commissario Europeo Paolo Gentiloni, spalleggiato da diversi membri dell’Esecutivo.

Era stato il Commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni a lanciare l’allarme: “Per garantire il successo del Recovery Plan l’Italia deve introdurre procedure straordinarie con leggi capaci di accelerare gli investimenti“, ha detto l’ex Presidente del Consiglio in un’intervista a La Repubblica, non nascondendo preoccupazione per il ritardo accumulato dall’Italia nei progetti e relativi bandi per le risorse che arriveranno dall’Europa. “Una svolta storica“, secondo Gentiloni, che definendosi tranquillo rispetto alle scadenze sottolineava “il rischio di mancare un appuntamento storico“.

Parole non passate inosservate a Palazzo Chigi, dove il Premier Giuseppe Conte avrà notato alcune analogie con la preoccupazione che ormai da qualche settimana traspare da diversi membri del suo Governo. Per ora il Presidente del Consiglio tace. E ragiona sulle prossime mosse: prima un confronto con i partiti di Maggioranza, poi, la prossima settimana, un Consiglio dei Ministri in cui si discutano le linee guida. A quel punto, ammesso che il Governo superi le forche caudine, un passaggio in Parlamento, chiamato a dire la sua. Solo allora Conte ha in mente di occuparsi della gestione della governance, tema utilizzato dal leader di Italia Viva di Matteo Renzi per aprire la verifica di Governo – che pure pare destinata a vertere sui più vari argomenti – e oggetto di grande apprensione a Bruxelles, dove continuano ad arrivare esplicite richieste in questo senso: una struttura di gestione ci dev’essere e va messa in piedi in tempi brevi.

Tornando ai progetti, nella sua intervista Gentiloni sosteneva la necessità di attivare “procedure straordinarie e corsie preferenziali“, attraverso norme che permettano di saltare i cavilli burocratici della nostra amministrazione. E le sue parole trovano pieno consenso da parte dei membri PD dell’Esecutivo: in testa il Ministro agli Affari Europei Vincenzo Amendola, che sottolinea come i dem stiano chiedendo da tempo al Premier di accelerare sui progetti del Recovery. Ma il Premier, in più di un’occasione, ha definito “fake news” le notizie che vorrebbero il nostro Paese in ritardo nei progetti, garantendo che tutto sta procedendo nei tempi e ostentando sicurezza: lo ha fatto giorni fa, intervenendo all’assemblea annuale dell’Anci, lo ha ribadito pochi giorni dopo dal salotto di Porta a Porta.

Anche il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri esprime  condivisione per le parole pronunciate da Gentiloni in un’intervista “non solo apprezzata“, ma “da sottoscrivere“. Per Gualtieri, le dichiarazioni dell’ex Premier vanno lette come un invito a seguire una strada che permetta di assicurare la miglior gestione dei fondi. Per farlo servono misure efficaci in tempi brevi, rappresentate secondo Gualtieri dal “modello” del Decreto Semplificazioni: “dobbiamo andare in quella direzione“, spiega il Ministro: dare rapidità alle procedure e certezza alla destinazione dei fondi.

Il rischio, qualora l’Italia non rispetti i tempi o i criteri di utilizzo dei fondi, è che questi soldi vadano persi: “non è che riceviamo i soldi in ritardo. Li perdiamo proprio. Non funziona come per i fondi ordinari. Se non realizziamo i progetti, perdiamo i soldi“, ripete il numero uno di Palazzo delle Finanze, che insiste sulla necessità di scavalcare la burocrazia, mettere i progetti a riparo da ricorsi o contestazioni che ne rallentino la realizzazione, “identificare corsie preferenziali sulle procedure coinvolte nell’uso del Recovery“: queste le necessità secondo Gualtieri.

Le risorse del Recovery vanno impegnate da qui al 2023 e spese entro il 2026. A Bruxelles, il piano complessivo – composto da governance, progetti e saldi – dev’essere presentato entro febbraio 2021: l’Italia – nonostante le continue rassicurazioni di Conte – è in grave ritardo, inutile negarlo. Sicuramente l’azione di disturbo di Renzi – e la conseguente apertura di una verifica – non hanno velocizzato il processo, ma ora il tempo è agli sgoccioli. La conferenza stampa tenuta un un paio di giorni fa dal leader di Italia Viva ha ulteriormente complicato le cose, tanto che l’hashtag #ciao suona come una versione rinnovata – e addirittura più esplicita – del celebre #enricostaisereno.

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