Franceschini vuole più rigore sulle chiusure. E il suo Ministero non rinnova i contratti

Il ministero dei Beni Culturali non garantisce il rinnovo del contratto a circa 100 lavoratori, impegnati nel settore. Ma il ministero appoggia la linea dura. 

La crisi economica dovuta al Coronavirus – che deve ancora manifestare a pieno i suoi effetti – continua a mettere in discussione il rinnovo del contratto a tanti lavoratori. Non fanno eccezione quelli di chi opera in alcuni dei settori più colpiti dal lockdown e dal successivo coprifuoco con chiusura di tante attività del paese, come musei e gallerie d’arte. Il Ministero dei Beni Culturali, presieduto da Dario Franceschini, ha gelato di recente poco meno di 100 dipendenti, dichiarando che il rinnovo del loro contratto non è garantito a causa della crisi in cui versa il settore. I lavoratori in questione sono principalmente addetti alla sorveglianza di musei e gallerie d’arte famosi – come gli Uffizi di Firenze, le rovine della città romana di Pompei e la Reggia di Caserta – ma anche personale impegnato negli scavi e nel restauro dei siti di interesse culturale. Responsabile dei posti di lavoro è la Ales, società il cui 100% delle quote è detenuto dal ministero di Franceschini, che denuncia di non aver ricevuto una sufficiente spinta da parte del Governo per poter mantenere i lavoratori in questione. Il problema principale – a detta della stessa Ales – è che essendo tutto chiuso, non si possono dirottare i lavoratori presso altri siti di interesse nazionale per tenerli operativi.

La Ales al momento conta su circa 1.300 lavoratori: “Tra questi, circa 90 hanno un contratto a tempo determinato che, purtroppo, non possiamo rinnovare finché i luoghi della cultura, musei o gallerie che siano, non riapriranno. Costoro, tuttavia, continueranno a beneficiare di un piccolo contributo, passando dalla Fis alla Naspi”, racconta ai microfoni di Fanpage il direttore del personale Giovanni Iannelli, aggiungendo che la Ales non ha i fondi necessari per anticipare denaro ai dipendenti. Anche i sindacati responsabili del settore riconoscono di avere ben poco margine di manovra per fare qualcosa: “La sottoscrizione dei contratti senza le commesse potrebbe essere oggetto di analisi della Corte dei conti. Gli impegni, per il futuro, sono stati assunti con chiarezza, ma al momento non ci sono soluzioni immediate”, spiegano i rappresentanti del sindacato. Il problema però è stato già portato in Parlamento dal senatore pentastellato Virginia La Mura: “La società ha recentemente dichiarato che non provvederà al rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza di centinaia di lavoratori addetti alla sorveglianza, alla manutenzione e ai restauri, in ragione della necessità di limitare la spesa destinata al personale”, denuncia il senatore in un’interrogazione parlamentare rivolta proprio al Ministro Franceschini – che non ha ancora replicato – rinfacciando al Governo il mancato mantenimento della promessa di non licenziare nessun dipendente. Dal canto suo, Franceschini non ha commentato l’accaduto. Il Ministro ha più volte espresso il suo sostegno per le misure di distanziamento sociale del Governo Conte che stanno costando così tanto al suo Dicastero, commentando in un’occasione: Bene le nuove regole restrittive approvate dal Consiglio dei Ministri. Misure indispensabili per contenere i contagi”, in un post pubblicato sulla sua pagina Twitter.

 

Sullo stesso social network, Franceschini aveva precedentemente sostenuto la necessità di mantenere la linea dura contro l’avanzare dei contagi: E’ tempo di scelte rigorose per salvare delle vite umane”, affermava il politico pochi giorni prima dell’uscita dell’ultimo Dpcm. Sembra che il suo sostegno a tale posizione abbia però messo in seria difficoltà molti dipendenti del settore che amministra.

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