La task force di 300 persone guidata da 6 manager l’ha chiesta Bruxelles, dice Conte

Il Governo Conte ha affrontato più di una crisi quest’anno e ci sono ancora elementi che minacciano la sua stabilità. Primo tra tutti, l’arrivo dei fondi europei.

Il Mes ma non solo 25_12_20 Leggilo.org
Giuseppe Conte Facebook

Tra la pandemia globale che ha messo in ginocchio il paese e le varie crisi interne all’esecutivo, una cosa è certa, il Governo che il premier Giuseppe Conte ha presieduto in questo 2020 non sarà ricordato come il più stabile e coeso della storia. Nonostante il recente vertice con alcuni rappresentanti di spicco del partito Italia Viva in merito all’adozione e gestione del Recovery Fund, le controversie tra Presidente e alleati di governo sembrano tutto fuorché risolte, anzi, se possibile ne stanno venendo a galla anche altre, meno eclatanti ma non meno pericolose per la Maggioranza. Partendo dalla questione più pressante – soprattutto più dannosa per il rapporto con i renziani – Conte ha recentemente fatto dietro front, parlando ai microfoni del programma televisivo “Porta a Porta”: “La task force, diciamo la struttura centralizzata che avrebbe sopravanzato i ministeri, che avrebbe eliminato, prevaricato le prerogative, quella task force è stata superata perché non é mai esistita“, le parole di Conte. Il premier ha affermato di essere stato frainteso e che l’adozione di una governance indipendente era stata richiesta direttamente da Bruxelles, non da lui. Forse, il premier cerca semplicemente di distendere i toni dal momento che – a sua detta – l’obiettivo primario resta accelerare l’arrivo dei soldi dell’Europa: “Bisogna correre. Se falliamo, andremo a casa con ignominia“, insiste il Presidente del consiglio.

Nessuna marcia indietro invece sul Mes che – pur se considerato una misura valida da alleati di Governo come il Segretario Dem Nicola Zingaretti – per il premier rimane un fardello più che uno strumento di ripresa: “Accettare il Mes significherebbe aggravare il fardello di deficit sulle generazioni future”, ha detto senza mezzi termini il Capo dell’Esecutivo. In merito alla crisi, Conte nega che la situazione sia preoccupante: “Se la crisi c’è stata, adesso è nelle mie mani”assicura il politico. Ma nel frattempo, ecco emergere nuove controversie: il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha criticato la delega della guida dei servizi segreti italiani al premier, lasciando intendere che si tratta di un “onere eccessivo”. Alle sue parole, Conte risponde di non potersi sottrarre ad una responsabilità del genere: “Io anche avvalendomi di una mera facoltà di nominare l’autorità delegata non posso sottrarmi alle responsabilità”risponde Conte argomentando che la creazione di una struttura bicefala per l’intelligence sarebbe un’inutile complicazione. Per finire, la crisi riguarda anche il rapporto tra Conte e i Cinque Stelle – i principali alleati di governo – che hanno recentemente votato contro la ripresa dei lavori per la Tav, una questione spinosa che va avanti da anni. Per superare questa controversia, Conte ha dovuto contare sui voti dell’Opposizione e l’accaduto ha permesso a Renzi di affondare una stoccata che evidenzia le tensioni interne al Governo: “Prima di mettersi d’accordo con me, i Cinque Stelle dovrebbero mettersi d’accordo tra loro”, è stato il commento del leader di Italia Viva. In questo scenario complicato, Conte deve muoversi per garantire l’arrivo dei fondi europei entro gennaio e programmare le riaperture nel Paese dopo l’adozione della zona rossa in tutta Italia, previste per il 2021: una situazione non semplice da gestire.

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