Norma a favore del padre della fidanzata di Conte, il ministro Franceschini: “L’ho voluta io”

Il Premier Giuseppe Conte sotto attacco per la legge sulle tasse di soggiorno ritenuta “ad familiam”. Ma nel Governo c’è chi è pronto ad assumersi tutta la responsabilità per difendere il Presidente del Consiglio.

franceschini_difende_conte 15.12.2020 Leggilo.org

 

Nelle ultime settimane Italia Viva non ha risparmiato attacchi al Premier Giuseppe Conte. Se il leader del partito, l’ex Premier Matteo Renzi, attacca l’attuale primo ministro soprattutto sulla gestione dei fondi del Recovery Fund, c’è chi, invece, trova un altro terreno di scontro: la norma sul versamento della tassa di soggiorno. Tale norma, inserita a maggio nel decreto Rilancio, ha cambiato le regole sul versamento della tassa di soggiorno per gli albergatori e ha – di fatto – depenalizzato il reato di peculato e di cui si è avvalso anche Cesare Paladino, proprietario dell’hotel Plaza di Roma nonché padre dell’attuale compagna del Preisdente del Consiglio, Olivia. Italia Viva ha definito sprezzantemente questa norma “ad familiam” e “ad suocerum” Non solo. Perché ciò che appare starno è che Cesare Paladino si sia salvato  nonostante il reato fosse stato commesso ben prima del decreto. In pratica  è stata applicata retroattivamente anche se la Cassazione ha stabilito che non poteva esserlo.

Ieri  il renziano Michele Anzaldi aveva presentato un’interrogazione parlamentare con cui chiedeva spiegazioni al Presidente del Consiglio. Ma a mettere a tacere Anzaldi è intervenuto il Ministro dei Beni Culturali, il Dem Dario Franceschini il quale  – senza se e senza ma – si è assunto la completa responsabilità della norma: “Nessuna norma salva suoceri o fantomatiche manine di palazzo Chigi: la norma nasce negli uffici del Mibact perché è una norma giusta e il presidente del Consiglio non ne era a conoscenza prima che la portassi in Consiglio dei ministri, così come io non sapevo della vicenda del Plaza”. Franceschini ha spiegato che la norma sul versamento della tassa di soggiorno è stata richiesta, specialmente, dal mondo economico, dalle Regioni e dalle associazioni di categoria. E che ha visto coinvolte tanto la Maggioranza quanto l’Opposizione, non solo di questa legislatura.

A questa inattesa presa di responsabilità da parte del ministro Franceschini ha subito controbattuto Anzaldi con toni dal sapore ironico: “Finalmente dopo 7 mesi di silenzi e opacità c’è un ministro che rivendica pubblicamente la norma. Ora mi auguro vengano confermati dalla risposta ufficiale della presidenza del Consiglio alla mia interrogazione”. Nonostante, dunque, venga apprezzato che qualcuno ci abbia messo la faccia – seppur dopo diversi mesi – il renziano non esime affatto il Premier da essere lui stesso ad andare in Parlamento a spiegare.  Inoltre l’esponente di Italia Viva non ha mancato l’occasione per rimarcare l’aspetto più discutibile della norma che va palesemente contro quanto stabilito dalla Cassazione: “E’ risultata essere un salvagente per il padre della compagna del presidente del Consiglio, il quale si è visto cancellare la condanna risalente a un anno prima dell’approvazione de decreto a differenza di quanto è stato deciso invece in altri tribunali e addirittura di quanto decretato dalla Cassazione“. Ora si attende solo che sia Conte a fare chiarezza una volta e per tutte.

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