Siamo gente superficiale, dice Gino Strada “Non usciremo dal Covid prima di due o tre anni”

Il fondatore di Emergency Gino Strada si dice preoccupato per la situazione che l’Italia si troverà ad affrontare all’inizio del 2021 – quando si vedranno gli effetti dei comportamenti di queste settimane – e mette in guardia: “Non ne usciremo prima di due o tre anni“. 

E’ molto preoccupato, Gino Strada. A spaventare il medico è la situazione cui l’Italia sta andando incontro, in particolare quello che potrà succedere tra gennaio e febbraio, quando “vedremo le conseguenze dei comportamenti durante le feste natalizie“. Comportamenti che, nel primo fine settimana di apertura dei negozi in tutta Italia, hanno deluso Strada, secondo il quale “sembra di vivere in un paese superficiale perché si dimentica che ogni giorno abbiamo centinaia di morti. Questa cosa non è trattata da parte di tutti con il dovuto rispetto”. Ospite della trasmissione “Mezz’ora in più“, condotta da Lucia Annunziata su Rai3, il fondatore di Emergency si è detto convinto che la strada per sconfiggere la pandemia di Coronavirus sia ancora molto lunga: “non ne usciremo prima di 2-3 anni“, ha affermato prima di sottolineare che “la responsabilità di ognuno è fondamentale“.

Con il nuovo anno arriverà, sin dal mese di gennaio, la distribuzione delle prime dosi di vaccino in Europa ed in Italia. Una notizia accolta con favore da Strada, che pure evidenzia alcune criticità nella gestione della situazione. A preoccupare il medico, infatti, non è tanto la corsa al vaccino, quanto la “la competizione sul mercato“, che a giudizio del fondatore di Emergency potrebbe “determinare le scelte e i comportamenti sanitari“. Un argomento, conclude Strada, “non affrontato con la dovuta attenzione“. Nessuna incertezza, invece, sul comportamento individuale da assumere nei confronti della vaccinazione: “Senza dubbio mi vaccinerò“, ha chiarito.

Il medico è stato al centro del dibattito politico e giornalistico nelle scorse settimane per via della sua candidatura, avanzata da più parti, al ruolo di Commissario per la sanità in Calabria. Un ruolo alla fine affidato alla fine al Prefetto Guido Longo, con Strada che comunque prenderà parte in maniera importante alle attività di sostegno del sistema sanitario calabrese. Già da tempo, infatti, Emergency è al lavoro nella regione per la gestione di alcuni ospedali da campo. “Ho accettato di andare in Calabria perchè mi è stato chiesto dal Governo e dalla Protezione civile“, dice Strada, che spiega poi che l’associazione umanitaria da lui diretta ha già attivato un secondo reparto Covid nell’ospedale di Crotone. “Ho parlato con il commissario Longo, persona piena di voglia di fare, e siamo in attesa di capire se possiamo fare qualcosa in più, ne riparleremo nelle prossime settimane“.
Gli ultimi dati sono, per il nostro Paese, molto preoccupanti. L’Italia, infatti, è il Paese europeo dove si sono registrate più vittime dall’inizio dell’epidemia di Covid. Un fattore, secondo Strada, è sicuramente legato all’alta età media della nostra popolazione. Ma più di questo, prosegue il medico, hanno pesato “i tagli che sono stati fatti nel corso degli ultimi 10 anni soprattutto sulla medicina sul territorio“. Secondo Strada, infatti, un’emergenza come quella in corso non si può superare contando sui reparti di terapia intensiva. Fondamentali, in questo senso, sono i presidi sul territorio, “dove si devono curare i pazienti facendo in modo che non arrivino alle terapie intensive“. Un fronte sul quale l’Italia, nonostante siano trascorsi mesi dall’inizio dell’emergenza, appare ancora in grave ritardo: “Anche ora dove erano previste 50 Usca – le Unità speciali di continuità assistenziale – ce ne sono in funzione 3“, con il risultato di far trovare i pazienti in stato di isolamento ed abbandono.
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