Troppo dolore e solitudine: a Pisa il primario di terapia intensiva fa entrare i familiari

All’ospedale di Cisanello, a Pisa, ora i familiari dei pazienti Covid in terapia intensiva, possono visitare i loro cari. Per i medici del nosocomio è prioritario umanizzare le cure.

pisa_terapia_intensiva_malacarne 02.12.2020 Leggilo.org
Getty Images/ Marco Di Lauro

Uno degli aspetti più tremendi del Covid a cui non eravamo affatto preparati è che costringe a morire da soli. Già: una persona che contrae il virus e malauguratamente finisce in ospedale o, addirittura, in rianimazione, non può avere nemmeno il conforto della vicinanza dei propri affetti. Ma a Pisa il dottor Paolo Malacarne, primario del reparto di Rianimazione dell’Ospedale Cisanello di Pisa, ha deciso che è arrivato il momento di “umanizzare le cure”. Perché prendersi cura di un paziente significa anche curare il suo benessere e non soltanto il suo corpo. Il medico spiega che da anni i familiari dei malati che si trovano nella Rianimazione di Pisa possono visitare i loro cari ininterrottamente delle ore 12.30 alle 23.30. Questo “fenomeno” un po’ insolito nel panorama italiano ha preso il nome di Terapia intensiva aperta e- precisa il dottor Malacarne – in tutti questi anni non ha provocato alcun inconveniente ma ha solo reso le terapie più umane. Quando poi il paziente si avvicina al decesso, la presenza dei familiari in Rianimazione è permessa 24 ore su 24.

Il Covid aveva reso impossibile questa vicinanza e, ad oggi, ha costretto migliaia e migliaia di persone a morire da sole. Ma il dottor Malacarne ha deciso che era arrivato il momento di combattere il virus anche su questo fronte e non permettergli di portare via anche la possibilità di un ultimo saluto, di un ultimo sguardo. E così, con estrema prudenza e altrettanto buon senso, da una ventina di giorni, presso il nosocomio di Pisa un familiare può fare visita al malato per 20-30 minuti al giorno. Questo metodo consente ad ogni degente di ricevere una visita ogni 2-3 giorni. Il primario ha spiegato: “Non sarà certo un problema di dispositivi di protezione visto che oggi li abbiamo. E non sarà neppure un problema di rischio di contagio: come ci bardiamo noi allo stesso modo possiamo farlo fare ai familiari sotto la nostra attenta supervisione“.

Ma come è sorta questa idea al dottor Malacarne? Lo ha spiegato in un lungo post sul suo profilo Facebook. La “scintilla” è scattata nel leggere un cartellone appeso fuori dall’ospedale su cui vi era scritto: “Ridiamo il sorriso alle bimbe e ai bimbi pazienti oncologici”. Lo striscione si riferiva alla sospensione – causa restrizioni Covid – dell’attività dei clown-dottori al reparto di Oncoematologia Pediatrica. E allora il dottor Malacarne ha capito che era il momento di fare qualcosa anche nel suo reparto, dedicato ai malati di Covid. Sotto il post del medico, la moglie di un paziente ricoverato ha commentato: “Il breve accesso  al reparto Covid è stato un toccasana per me ma soprattutto per mio marito che si sentiva in totale solitudine. Speriamo che la sua posizione venga condivisa da altri suoi colleghi“. E oltre a chi, purtroppo, muore fisicamente, questo Natale – a causa delle numerose restrizioni previste dal Governo nonché al divieto di spostarsi da una regione all’altra – milioni di anziani rischiano di “morire di solitudine“.

 

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