Legge di Bilancio, la Maggioranza soffre sui numeri. E in soccorso c’è il voto di Mario Monti

Il Governo è atteso, nel giro di due settimane, da due importanti passaggi parlamentari: prima l’approvazione sullo scostamento di bilancio, poi il dibattito – che si prevede incandescente – sul Mes. Due occasioni in cui si verificherà anche la tenuta della Maggioranza. Soprattutto al Senato.

Scostamento di bilancio e Mes, la Maggioranza cammina sul filo
Giuseppe Conte/Facebook Camera dei Deputati

Tornanti in vista, per il Governo. I prossimi quindici giorni, per l’Esecutivo, saranno caratterizzati da due passaggi parlamentari di fondamentale importanza: il voto sullo scostamento di bilancio e, successivamente, la discussione sul Mes. E se la prima questione non preoccupa più di tanto Palazzo Chigi, con il probabile intervento a sostegno della Maggioranza anche da parte di Forza Italia e un atteggiamento non profondamente ostile dalle altre forze di Opposizione, il dibattito sull’attivazione del fondo salva stati rappresenta invece uno scoglio importante. Che il Governo sia spaccato, sul tema, è cosa nota, con il Partito Democratico favorevole all’accesso al prestito Ue ed il Movimento 5 Stelle radicalmente contrario. Ma dopo aver rimandato per mesi qualsiasi decisione, la resa dei conti si avvicina a grandi passi.

Intanto, per oggi è previsto il primo appuntamento parlamentare, con l’esame da parte di Camera e Senato dello scostamento di bilancio da 8 miliardi deciso dal Consiglio dei Ministri. Nuovo deficit per la cui approvazione – stando a quanto filtra dal Governo – i voti delle forze di Maggioranza dovrebbero essere sufficienti, nonostante l’emorragia di parlamentari che continua a falcidiare la delegazione 5 Stelle – 52 gli eletti del Movimento che dal 2018 hanno deciso di accasarsi altrove – con l’ultima puntata rappresentata dall’addio della deputata eletta all’estero Elisa Siragusa. Prima dell’ultimo voto sullo scostamento di bilancio – a metà ottobre – erano stati tre i senatori grillini ad abbandonare la casa madre: Marinella Pacifico, Tiziana Drago e Giovanni Marillotti.

Ed è proprio la situazione di Palazzo Madama che turba il sonno del Premier Giuseppe Conte, visto che lì i numeri a sostegno del suo Governo sono sempre più stretti: le forze di Maggioranza – M5S, Pd, Iv e Leu – arrivano ad appena 150 seggi. Per raggiungere la maggioranza assoluta di 161, l’Esecutivo deve raggranellare altri 11 voti tra il gruppo per le Autonomie e il Misto – di cui fanno parte i senatori eletti all’estero, alcuni ex grillini e tre rappresentanti del gruppo Idea-Cambiamo! che si dicono ancora pronti ad un “atto di patriottismo“. A questi, potrebbero aggiungersi due senatori a vita come Mario Monti ed Elena Cattaneo. Il pallottoliere del Governo, mettendo insieme questi voti, si fermerebbe su una cifra complessiva compresa tra i 165 e i 169 favorevoli, sufficiente a portare a casa il risultato. Il tutto al netto di un possibile sostegno last-minute anche da parte del Centrodestra, all’interno del quale prosegue l’opera di convincimento degli alleati iniziata da Silvio Berlusconi. Alla Camera il cammino dovrebbe essere meno tortuoso, visto che i numeri su cui Conte può contare sono ben più tranquillizzanti.

Il vero punto interrogativo, piuttosto, è rappresentato dal Mes. Nessuna fumata bianca neanche dall’ultimo incontro tra il Premier ed i capidelegazione della Maggioranza, dove i rappresentanti 5 Stelle hanno continuato a sostenere la loro ferma contrarietà all’accesso dell’Italia al fondo. Di più: il sottosegretario grillino all’Economia, Alessio Villarosa, respinge anche l’ipotesi di una riforma del meccanismo europeo di stabilità. Una posizione di cui si discuterà all’interno del Governo, in vista dell’Ecofin del prossimo 30 novembre.

Dal canto suo il Pd mostra segni di insofferenza e insiste con Conte perché porti il Governo fuori da questa impasse: in testa il Ministro della Salute Roberto Speranza, secondo il quale il Mes rappresenterebbe “uno strumento cui bisogna guardare con massima serenità“. Le divisioni giallorosse impongono a Conte l’ennesimo dribbling sul tema: “L’importante sono le risorse, non lo strumento“, fa sapere il Premier dalla Spagna. Eppure, il tempo stringe. Il 10 dicembre è previsto un vertice europeo nel quale l’Italia dovrà esprimere la sua posizione favorevole alla riforma del Mes. Il giorno prima, il più delicato dei passaggi in aula: quello in cui Conte dovrà riferire alle Camere, puntando ad ottenere il benestare di una Maggioranza in fibrillazione. Davanti ad una prova del genere “in questo momento, la coalizione non reggerebbe“, mettono in guardia voci dal Movimento 5 Stelle. Dovrà essere proprio Conte a trovare una soluzione che non scontenti nessuno. E dovrà farlo in fretta: il conto alla rovescia è già partito.

 

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