Il prof. Massimo Galli “Ci attendono settimane terribili, siamo come a marzo”

L’infettivologo Massimo Galli fa appello alla collaborazione da parte di tutti: “Bisogna tornare ad essere solidali”, dice, spiegando che le prossime settimane saranno durissime come quelle che affrontammo in primavera, in occasione della prima ondata. 

Galli: "io di sinistra da sempre, torniamo ad essere solidali"
Massimo Galli, Facebook

Negli ultimi, complicatissimi mesi è diventato uno dei volti che ci siamo abituati a conoscere meglio. Molto presente sui giornali e nelle trasmissioni tv, Massimo Galli è uno dei più esperti infettivologi del nostro Paese, professore ordinario all’Università di Milano e responsabile del reparto di Malattie Infettive presso l’Ospedale Sacco, sempre nel capoluogo lombardo. Sarà forse anche per la grande visibilità che lo ha investito in questi mesi che l’altra sera Galli ha deciso di lanciare un appello al Paese, invitando tutti a tornare a quello spirito di solidarietà che aveva caratterizzato l’Italia in primavera, quando l’emergenza Coronavirus impose il lockdown. “Le cose“, ha detto il medico, “oggi non sono diverse da allora. Almeno nell’immediato avremo delle terribili settimane davanti a noi“.

Quindi, ricordando la chiusura totale imposta in primavera, l’infettivologo ha avanzato un paragone con la situazione attuale, spiegando che oggi come allora non si possono avere certezze preventive circa l’efficacia delle misure attuate: il tentativo di scongiurare una chiusura generalizzata, intervenendo con lockdown localizzati sul territorio, ha secondo Galli una sua logica, ma è impossibile stabilire sin da ora quanti e quali effetti potrà produrre. Così come lo era ad inizio marzo, quando il Governo proclamò la serrata generale, che rappresentò, secondo l’infettivologo, “una grandissima sperimentazione internazionale“. In alcuni paesi, tra i quali l’Italia, questa misura è stata adottata con più rigore ed efficacia, ottenendo importanti risultati. Altrove le cose sono andate meno bene. Il grande rammarico, prosegue il professore, è che “noi il nostro patrimonio messo in piedi con sacrifici belluini lo abbiamo sperperato con un’estate danzante“.

Ora, con la seconda ondata che fa paura ed il virus che è tornato a mordere e a mettere sotto pressione la rete ospedaliera nazionale, secondo Galli è fondamentale tornare a remare tutti nella stessa direzione: “Bisogna tornare ad essere solidali, a non pensare che ci si stia divertendo nel dire che le cose non vanno bene“. E se, spiega ancora l’infettivologo, una delle parole chiave del lockdown fu “andrà tutto bene“, è importante sapere che invece, oggi, le cose non stanno andando bene e che per cambiare rotta serve la collaborazione di tutti. A partire dal comprendere che gli interventi fatti dalle autorità “sono interventi che non si può evitare di fare“.

Galli ospite della trasmissione L’aria di domenica, in onda su La7, è stato anche invitato a parlare di aspetti più personali, tra i quali le sue passioni per la politica ed il calcio: “Sono sempre stato di Sinistra“, ha affermato senza giri di parole, prima di ricordare la sua esperienza giovanile nelle rivolte del ’68: all’epoca, l’infettivologo aveva 17 anni e, come moltissimi giovani dell’epoca, anche Galli ha preso parte ad un modello culturale che – a distanza di anni – “non rinnego nemmeno per un pezzettino“. Certo, nel professore è forte la consapevolezza che il passare del tempo non possa che modificare la realtà e la storia. Ma queste, conclude Galli, non sono buone ragioni per rinnegare il proprio passato. Una battuta, poi, l’infettivologo la riserva anche alla propria fede calcistica: “Lo sanno tutti che sono interista“.

Interpellato anche sulla grande visibilità avuta negli ultimi mesi, il professore ha spiegato di non avere una grande passione per telecamere e microfoni. La tentazione, spiega , è quella di un “wash out completo“: un periodo di assenza dagli schermi per ricaricare le energie. Ciò che più gli crea malesseri, prosegue il professore, sono quei casi – ripetutamente verificatisi in questi mesi – in cui la scienza si trasforma, attraverso la lente dei media, in un vero e proprio “derby dei virologi“. Su questo, Galli esprime un’opinione molto netta: è fondamentale tenere in considerazione la differenza tra le posizioni derivanti dai dati scientifici e quelle che, al contrario, discendono da “ipotesi campate in aria o previsioni che si rivelano fallaci“. In questi mesi, le sue previsioni – spesso non ottimistiche – si sono rivelate centrate, ragion per cui Galli sottolinea di non aver alcun piacere nell’avere ragione: “Tutti quelli che si sono espressi con cautele basate sui dati sarebbero stati felici di avere torto“, conclude.

 

 

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