Ultimo stipendio per i lavoratori Whirlpool mentre si avvicina il Natale

Lo stabilimento Whirlpool  è stato chiuso lo scorso 31 ottobre e gli operai vogliono risposte dal Governo, che ha perso un anno di tempo e ora, a cose fatte, cerca di recuperare.

Non è servita a niente la visita di Flavio Insinna alla fabbrica della Whirpool a metà ottobre, per dare un supporto alle centinaia di lavoratori che da più di un anno lottavano contro la chiusura dello stabilimento campano. La serrata è di fatto avvenuta lo scorso 31 ottobre, e il segno che l’attore siciliano ha voluto dare, come quando “si lancia la bottiglia col messaggio nell’oceano” – aveva detto allora – sembra non sia arrivato al Governo, alle prese con la crisi sanitaria.

La battaglia contro la chiusura dell’ex Indesit, che nei tempi d’oro dell’industria italiana occupava migliaia di persone, ha portato spesso i lavoratori in strada e in tutte le sedi istituzionali nell’ultimo anno, per difendere il proprio lavoro. Neanche questo è servito a niente, ma gli operai non demordono. Neanche a cose fatte. Così lo scorso martedì 3 novembre i lavoratori hanno occupato la Stazione centrale di Napoli in segno di protesta per le mancate risposte del Governo, che ha avuto più di un anno per trovare una soluzione, senza mai riuscirci. “Noi siamo l’Italia che resiste”, cantavano le operaie e gli operai in corteo, prima di dirigersi verso la Regione, urlando in coro: “Governo dove sei?”. La rabbia dei lavoratori, affiancati dai sindacati, per l’assenza dell’Esecutivo ha una sua ragione. Difatti la comunicazione della multinazionale di cessazione delle attività e del conseguente licenziamento dei circa 400 dipendenti risale a settembre 2019. E già allora non era stata una sorpresa.

 

Era da tanto che Whirlpool affermava di voler lasciare l’Italia perché lo stabilimento era in perdita. L’allora ministro Ministero dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, per provare a farli cambiare idea, aveva approvato un “decreto imprese” offrendo 16,9 milioni di euro offerti come sgravi annui. Un provvedimento criticato dai sindacati perché non proponeva una vera strategia di rilancio, e accolto come un ‘contentino’ dalla multinazionale, che ha risposto con una nota stampa: “Non servono a garantire a lungo la sopravvivenza dello stabilimento. Manca una missione produttiva”. Missione che il ministro non è stato in grado di costruire, né per la Whirlpool, né per la lunga lista di crisi industriali – più di cento – che l’ex capo del Mise non è riuscito a risolvere, prima di trasferirsi al ministero degli Affari Esteri.

Ora il Governo prova a recuperare il tempo perduto e a trovare una soluzione alternativa alla sopravvivenza dello stabilimento, che è anche il simbolo del declino industriale nazionale. I lavoratori della Whirlpool avranno lo stipendio pagato fino alla fine di dicembre, e forse anche oltre – aspetto ancora da negoziare tra le parti – il che consentirebbe al ministero dello Sviluppo Economico di lavorare con un certo margine di tempo. Intanto l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa Invitalia, la società partecipata dal Ministero dell’Economia, cerca di organizzare una cordata di aziende italiane che possano garantire il futuro dello stabilimento campano, anche attraverso una parziale riconversione produttiva. Ma per arrivare a qualche risultato concreto ci vorrebbero almeno due mesi in più. Per ora, l’ipotesi è quella di una reindustrializzazione portata avanti da veri imprenditori, invece della solita soluzione – spesso meno efficace – legate a investimenti di fondi finanziari.

 

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