Coprifuoco alle 18 in tutta Italia, chiusura dei centri commerciali. Torniamo un Paese spettrale

La fine doveva essere questa e già si sapeva. Ma non è detto sarà davvero questa, la fine, perchè potrebbe esserci qualche passo ulteriore. Ma anche fosse solo questa, sarebbe abbastanza, per come siamo passati, in poche settimane, dal presunto “modello Italia” all’andare in scia alle altre nazioni europee, “modello Francia” in testa.

Il nuovo Dpcm di un Governo che mette paura e ha paura davvero. Questa è la sensazione che si trae dai rumors sui prossimi passi di Conte e dintorni, dove per dintorni indichiamo il Governo ombra di questo Paese, ormai da mesi: la pletora di consulenti del Comitato Tecnico Scientifico mediaticamente ormai più esposti di una qualsiasi ministro e dello stesso Presidente del Consiglio. L’aria che incombeva la si era ormai capita da settimane e Palazzo Chigi ha fatto il possibile per tenere il Paese nella normalità, bisogna pur dargliene atto. Ma ha resistito quanto ha potuto, quindi il giusto, sotto i colpi di bollettini medici che ogni giorno hanno tolto spazio alla Politica nella misura in cui sono diminuiti i posti letto in terapia intensiva. Non un tracollo, certo, ma quanto basta alla strategia dell’ansia per indurre a decisioni procrastinabili di qualche giorno, forse, ma alla fine inevitabili.

Quindi ci sarà il coprifuoco alle sei della sera, in tutta Italia. Quindi è Lockdown, quella parola che il Governo ha provato a non pronunciare, se non per negarla o tenerla sotto chiave con l’uso di qualche forma lessicale adatta: ipotesi, distinguo, frasi di circostanza redatte dal capo ufficio stampa di turno, Casalino o altri, non importa. Il punto è che alla fine, ci saranno saracinesche chiuse e milioni di persone chiuse in casa, con le solite eccezioni gentilmente concesse: lavoro, salute o altre necessità ed emergenze, con il solito strazio dell’autocertificazione. La collezione dei moduli si allunga, quindi, così come la collezione di Dpcm: l’ultimo il premier Giuseppe Conte lo firmerà entro lunedì sera.

Si prevede il blocco della mobilità tra Regioni e la chiusura dei centri commerciali – almeno nei week end. Sono previste altre limitazioni in bar e tabaccherie. Pare che la preoccupazione di queste ore sia nell’assumersi la responsabilità della stretta. Gli scontri nelle strade, da una settimana a questa parre, qualcosa hanno insegnato.

I Governatori non vogliono che l’onere di trasformare in zone rosse le grandi città  e la chiusura delle scuole ricada sulle loro spalle. Palazzo Chigi vuole esattamente il contrario: dare norme generali e mettere le Regioni spalle al muro per le restrizioni ulteriori. C’è la gente in strada, insomma. Nessuno vuole fare l’eroe e lo sceriffo, sul serio, perchè l’aria che tira la si è vista, ormai.

Intanto il presidente Sergio Mattarella svolge il suo ruolo nella drammaturgia propria della pandemia, con una visita al cimitero di Brescia, per rendere omaggio ai caduti Covid. Neanche fossero gli eroi di una Guerra mondiale. Chissà fra un anno che renderà omaggio alle saracinesche abbassate, alle vite spezzate e ai sucidi. E chi spiegherà alle generazioni future le ragioni per cui devono pagare il prezzo di un default economico che – tra chiusure e ristori – stiamo costruendo da 8 mesi ormai per l’incapacità di pensare una via d’uscita che non sia necessariamente un passaggio obbligato tra il virologo di turno, oracolo incerto ma non per questo meno ossequiato, e l’ennesima conferenza stampa preparata nei minimi dettagli da Rocco Casalino. E tutto questo mente il Paese fuori muore: di tristezza e angoscia, già adesso, per prepararci adeguatamente alle povertà che ci toccherà in sorte. E non sarà stata colpa di nessuno, diranno.

 

 

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