Matteo Renzi: “Il Dpcm del Governo non serve, meglio il Lockdown totale”

Matteo Renzi non risparmia critiche al Governo e al nuovo Dpcm, giudicato dal leader di Italia Viva “un lockdown a metà senza alcuna base scientifica”.

Cambia completamente rotta, Matteo Renzi. Dopo aver passato gli ultimi giorni ad accusare il Governo – di cui il suo partito fa parte – di aver varato un Dpcm troppo drastico, il leader di Italia Viva modifica radicalmente il proprio orientamento, pur mantenendo ferme le critiche nei confronti dell’Esecutivo. “Meglio un lockdown totale che questa misura a metà“, provoca. “Questo decreto non risolve il problema dei contagi“, spiega, convinto che il problema vero, per quanto riguarda la crescita esponenziale di casi di coronavirus, non stia tanto nei teatri o nei ristoranti, quanto nel grande affollamento dei mezzi pubblici. Per questo, secondo lui, un Dpcm come quello appena entrato in vigore ottiene come unico risultato un aumento della disoccupazione. Tanto da arrivare ad affermare che una chiusura generalizzata, come avvenne in primavera, “si spiegherebbe meglio di un lockdown a metà deciso senza alcuna base scientifica“.

Dopo aver sottolineato la necessità di potenziare il sistema di tracciamento attraverso i tamponi, Renzi mette in guardia il Premier Giuseppe Conte: “Fossi in lui, cercherei di spiegare perchè si fanno certe scelte“, dice. Nel mirino dell’ex segretario Pd c’è la chiusura serale delle attività di ristorazione – “il Covid non è un virus ad ore“, garantisce Renzi – e un decreto che a suo giudizio “non blocca i contagi ma aumenta i danni“.

Lo scontro tra l’ala renziana e il resto dell’Esecutivo si fa sempre più concreto. Alle recriminazioni di Italia Viva, le altri componenti del Governo rispondono accusando i renziani di “tenere i piedi in due staffe“: dopo aver accettato il decreto, filtra da fonti governative, è partito il bombardamento di critiche al Dpcm. Accuse che Renzi rispedisce prontamente al mittente: “Il Premier sapeva che non eravamo d’accordo. Teresa Bellanova lo ha detto in tutte le sedi: non vogliamo chiudere i luoghi di cultura e non vogliamo chiudere i ristoranti alle 18 perché non serve ad abbassare i contagi“, spiega. L’ex sindaco di Firenze sottolinea il ruolo e l’autonomia decisionale di Italia Viva all’interno dell’Esecutivo: pur essendo in maggioranza “non siamo yes men“, afferma, rivendicando per sé e per il proprio partito il “dovere di dire la verità“.

Poi, il leader di Italia Viva dice la sua sul Decreto Ristori, che si augura possa essere sufficiente a garantire risarcimenti all’altezza dei danni subiti dalle categorie colpite dal nuovo Dpcm, pur non nascondendo un certo scetticismo: “Spero non ci siano ostacoli burocratici come quelli degli ultimi mesi“.

Ma il vero affondo nei confronti del Governo, Renzi lo riserva per la gestione generale dell’emergenza: “Non dimentichiamo che il caos deriva dalla gestione dei tamponi, dai ritardi nei trasporti, dalla debolezza del tracciamento“, attacca. Di fronte a questa situazione, prosegue, è fondamentale che i soldi “ci siano e arrivino presto“, pur sottolineando che queste spese andranno a pesare sul debito pubblico e, di conseguenza, “i costi li pagheranno i nostri figli“.

Sulle proteste, in alcuni casi violente, che stanno animando le piazze di moltissime città italiane, Renzi si dice certo che, accanto ad un disagio reale – quello di “gente disperata” – si siano innestati “camorristi e neofascisti che soffiano sul fuoco“. Una ragione in più. assicura, per apportare modifiche al Dpcm, in modo da poter fare distinzione tra chi protesta per far sentire la propria voce in un momento di grande difficoltà e chi, invece, cerca soltanto di cavalcare le proteste per il proprio tornaconto.

Non poteva mancare, nel quadro di accuse tratteggiato da Renzi, un riferimento al suo storico cavallo di battaglia: quella riforma costituzionale tanto voluta quando era Presidente del Consiglio e poi sonoramente bocciata dai cittadini in occasione del Referendum del 2016. Una riforma che, garantisce l’ex Premier, avrebbe risolto alla radice le problematiche di divaricazione tra stato e regioni, emerse in modo lampante nella gestione della pandemia: “Ci sono 21 diverse sanità. Avevamo provato a cambiare le cose, con la clausola di supremazia, ma purtroppo sappiamo come è andata. Adesso c’è solo da sperare che prevalga la leale collaborazione“, dice Renzi, che non rinuncia alla possibilità, in futuro, di “mettere mano alla Costituzione con l’aiuto di tutti”.

E mentre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella continua a sottolineare la necessità che, in un momento tanto complesso, Governo ed Opposizione cerchino di instaurare un dialogo costruttivo, Renzi sembra intenzionato a continuare a picconare dall’interno l’Esecutivo, almeno a parole, pur sottolineando che – a fronte di una eccessiva timidezza di Conte nei confronti delle Opposizioni – “Salvini e Meloni non lo hanno mai aiutato“. Parole al miele, invece, sono quelle che Renzi riserva a Silvio Berlusconi, che definisce “il più serio” tra i componenti della minoranza. “E sono d’accordo con il leader di Forza Italia quando chiede di attivare il Mes“, afferma rilanciando una battaglia che Italia Viva porta avanti da mesi.

All’interno della Maggioranza, però, il tema del Mes rimane causa di forti tensioni. Sui tempi della decisione, Renzi taglia corto: “Dovete chiedere a Conte e Gualtieri. lo so che se avessimo chiesto il Mes a giugno oggi avremmo più terapie intensive, più tamponi, più soldi per la sanità“, assicura. “Dire di no non è più ideologia, ma masochismo“.

 

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