Se non sei malato Covid puoi attendere. Così il virus sconvolge la Sanità

Diventa sempre più preoccupante la situazione dei contagi e dei ricoveri in Lombardia. Il Governatore Fontana non esclude un lockdown regionale, e intanto gli ospedali iniziano a sospendere tutti gli interventi e i ricoveri non urgenti. 

Alle parole del Premier Giuseppe Conte fanno eco, in una sintonia più salda di quanto non si fosse mai visto fino a questo momento, quelle del Presidente lombardo Attilio Fontana: la priorità è escludere un lockdown nazionale. Ad ogni costo. La Lombardia torna ad essere la regione che, insieme alla Campania, preoccupa maggiormente per la diffusione del Covid: ieri i contagi sono arrivati vicini a quota cinquemila. Inevitabile che tra Ministero della Salute e vertici regionali sia tornata attuale l’ipotesi di irrigidire ulteriormente le misure volte a contenere la crescita della curva epidemiologica: una riflessione ad ampio raggio sulle misure restrittive da applicare, tra cui figura, come extrema ratio, anche l’istituzione di una zona rossa regionale.

Allo stato attuale prevale un atteggiamento, soprattutto per quel che riguarda l’amministrazione lombarda, di vigile cautela: si tengono d’occhio i contagi, con la speranza che i provvedimenti adottati nei giorni scorsi possano iniziare a portare qualche frutto e a rallentare, anche se di poco, l’andamento esponenziale dei contagi. “Purtroppo la linea epidemiologica sta salendo“, ha spiegato ieri Fontana dalla sede della Regione. A preoccupare, ancor più che i 4.916 positivi – che sul totale di 36.963 tamponi effettuati rappresentano il 13,2% – sono i nuovi ricoveri: ieri 348 in più – oltre il doppio di quanti registrati nella giornata di giovedì – per un totale di 2.197 degenti. Di questi, 2.013 nei reparti Covid a medio – bassa intensità e 184 in terapia intensiva.

Intanto i ricoveri programmati nelle strutture non hub sono sospesi con decorrenza immediata: a deciderlo è la nuova ordinanza regionale lombarda. “La rapida evoluzione epidemiologica e il conseguente aumento del numero dei ricoveri hanno determinato la necessità di un ampliamento della disponibilità dei posti letto Covid intensivi, per acuti e sub acuti, e delle degenze di sorveglianza“. Sono le parole dell’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, commentando la circolare trasmessa dalla Direzione Generale Welfare a tutte le strutture sanitarie della Lombardia.

Come a marzo, quindi, torna la corsa alla creazione di nuovi posti letto predisposti per la cura di pazienti positivi al virus, il che comporta – dati i ritardi sull’ampliamento previsto dal decreto rilancio – la sospensione di tutti gli interventi non urgenti e di tutti quei ricoveri programmati, anche in regime di libera professione.

I numeri di ieri, spiega il Governatore, “dimostrano come il virus abbia ripreso a circolare in maniera molto violenta” e impongono necessariamente nuove difficili scelte. Tra queste anche il ritorno alla didattica a distanza per gli studenti delle scuole superiori. Una decisione che alza il livello dello scontro tra Fontana – che se ne assume “piena responsabilità – e il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, che ribadisce da giorni che le scuole sono tra i luoghi più sicuri del paese e che, per questo, dovranno rimanere aperte fino all’ultimo. Contrari anche molti sindaci dei capoluoghi lombardi, scavalcati dalla decisione della Regione, che era stata invece caldeggiata dal segretario della Lega Matteo Salvini.

Confidiamo che le misure contenute nell’ordinanza possano rallentare il contagio“, dice ancora Fontana, che spera così di poter scongiurare il ricorso a misure più restrittive. Dal Pirellone trapela che il lockdown regionale non sia, al momento, tra le opzioni all’analisi dell’amministrazione, ma la bussola rimane sempre e comunque l’andamento dei dati sul contagio: un ulteriore peggioramento della situazione rimetterebbe in gioco anche questa drastica possibilità. “Guardiamo i numeri: dobbiamo valutare i risultati delle misure che abbiamo assunto, poi faremo ragionamenti“, ha chiarito Fontana. “Tutto può essere: se l’impennata dovesse continuare, può darsi che si prenda un provvedimento diverso

Intanto, pessime notizie arrivano da Novara, dove l’Ospedale Maggiore ha scelto di sospendere le visite ambulatoriali, oltre ai ricoveri non urgenti. La decisione arriva in ottemperanza al piano di emergenza interno che la struttura, seguendo le indicazioni ricevute dalla Regione, si è dato per rimodulare le proprie attività. Questo fa sì che “per concentrare le risorse per fronteggiare l’incremento dei ricoveri“, l’ospedale da oggi garantirà soltanto le visite che rientrino nella classe U – quelle cioè da eseguire entro un massimo di 72 ore – e nella classe B – il cui limite è di 10 giorni. Rimangono garantiti “i ricoveri in regime di urgenza, i ricoveri oncologici e quelli di alta specialità“, mentre, si legge in una nota diramata dalla struttura sono sospesi “i ricoveri e le prestazioni ambulatoriali che non rientrano nelle categorie suddette“.

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