Coronavirus, qualcuno chiama i Carabinieri “Venite, i vicini stanno facendo una festa”

La prima delazione sulle feste private fortemente sconsigliate dal Dpcm anti-Covid arriva da Torino, dove i Carabinieri sono stati allertati da un vicino

E se la diffusione del virus stesse davvero trasformandosi in una psicosi? Sia chiaro, la situazione è allarmante, i contagi in costante crescita, così come il numero quotidiano di decessi e di pazienti che necessitano cure ospedaliere. Fondamentali sono quindi la prudenza ed il rispetto delle norme. Senza però sconfinare, appunto, nella psicosi, come successo  Vinovo, nell’hinterland di Torino. Qui un paio di sere fa qualcuno deve aver preso un po’ troppo alla lettera quanto dichiarato di recente dal Ministro della Salute Roberto Speranza – e al centralino dei Carabinieri è arrivata una telefonata: “C’è una festa privata con troppa gente, sono tutti vicini e non hanno la mascherina” – si  sono sentiti dire i militari. Al civico indicato telefonicamente si trova un bar molto noto nella zona perché tra i più frequentati. Così una pattuglia dei Carabinieri che era in strada ha deciso di affacciarsi, per controllare come stessero realmente le cose. Giunti sul posto, però, i militari non hanno potuto far altro che prendere atto del fatto che, all’interno del locale, nessuno stesse contravvenendo alle regole previste dai Dpcm. Nel bar infatti c’erano dei clienti, opportunamente distanziati tra loro e muniti di mascherine e, soprattutto, in corso non c’era nessuna festa privata.

I gestori del locale hanno spiegato che era tutto assolutamente nella norma e sotto controllo, come ogni sera. Anche perchè si tratta di uno dei bar più frequentati della zona e, di conseguenza, esposto a controlli. “Rispettiamo ogni norma e seguiamo le indicazioni per quanto non siano sempre chiare. Non mettiamo i cartelli per bellezza ma perché le norme vanno rispettate” – hanno concludoso i proprietari. Il nuovo Dpcm arrivato nella serata di ieri, 18 ottobre, ha stabilito l’orario di chiusura ma anche di apertura per le attività ristorative tra cui i bar. Questo, forse, anche in conseguenza dei recenti espisodi avvenuti in Calabria e a Bologna dove alcuni baristi – nel pieno rispetto di quanto indicato nel decreto firmato dal premier Giuseppe Conte – chiudevano alle ore 24 ma riaprivano una quindicina di minuti dopo poiché nel Dpcm precedente non vi era alcuna indicazione in merito alla riaperura dei locali.

 

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