Salvini, la Procura non vuole il processo. Una famiglia di nigeriani contro l’ex Ministro

Il leader della Lega Matteo Salvini si trova oggi davanti al giudice di Catania nell’udienza preliminare per il caso della nave Gregoretti. A breve partirà anche il procedimento per “Open Arms”. Che potrebbe diventare un vero problema per l’ex ministro dell’Interno

Se nessuno giornale avesse parlato, se tutti i canali televisivi e frequenze radiofoniche avessero taciuto, comunque si saprebbe che oggi, 03 ottobre, il leader della Lega Matteo Salvini si trova a Catania davanti al gip nell’udienza preliminare per il caso della nave Gregoretti. Un processo nel quale Salvini è accusato di sequestro di persona aggravato per aver trattenuto per cinque giorni a bordo della nave della Guardia Costiera Gregoretti 131 migranti soccorsi nel Mediterraneo a luglio 2019. Lo si saprebbe perché è lo stesso ex ministro dell’Interno a convocare da mesi, su Facebook, i suoi fan nonché elettori ad accompagnarlo alla città siciliana. Salvini punta alla kermesse. La ragione di questa inaudita pubblicità è perché si tratta comunque di un processo, come lo ha definito Repubblica, “strano”, o quanto meno non nella norma. Salvini ne approfitta per gridare all’ingiustizia: “Viviamo un momento di sospensione della democrazia. Il mio processo è una violenza alla Costituzione”, ha dichiarato ieri, dicendo di essere tranquillo, e che al Tribunale ci andrà “con il rosario in tasca”. Salvini spera che il processo alla fine non ci sarà. E sarebbe lo stesso desiderio del Pubblico Ministero.

Questa è infatti una delle particolarità del processo, che è stato voluto dal tribunale dei ministri, la sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni, i cosiddetti reati ministeriali. È stato infatti questo specifico braccio dell’ordinamento giuridico italiano a svolgere le indagini prima di chiedere che Salvini fosse rinviato a giudizio, informa il Corriere della Sera. Una volta ottenuta l’autorizzazione dal Senato, il tribunale è uscito di scena. E mentre la Procura insiste per l’archiviazione del caso, convinta della “infondatezza della notizia di reato”, a inistere per la condanna dell’ex ministro dell’Interno è rimasto soltanto l’avvocato Massimo Ferrante. Il legale è difensore dei migranti che sulla Gregoretti ci sono stati, e quindi vogliono vedere condannati i responsabili per averli tenuti chiusi in un’imbarcazione che si trovava in condizioni sanitarie disastrose, per giorni. Finora, Ferrante agisce per conto di Gafar e Aishat S., una coppia di nigeriani sbarcati dalla nave Gregoretti, insieme a due figli piccoli. La donna era incinta all’epoca. Ma alla coppia potrebbero aggiungersi altri migranti che, insieme a molte altre associazioni, tra cui Arci e Legambiente, potrebbero costituirsi come parti civili.

L’udienza di oggi si tiene a porte chiuse. Sarà presente la coppia di migranti costituita parte civile e il legale Ferrante. E sarà comunque un giorno fondamentale. Infatti nell’udienza preliminare il giudice Nunzio Sarpietro dovrà decidere se andare a processo oppure se archiviare. E sarà possibile, afferma l’Avvenire, sia per la Procura sia per la Difesa chiedere attività istruttoria o depositare atti e memorie, oltre ad avanzare richieste di costituzione di parte civile dalle parti lese – come i migranti tenuti bloccati o anche enti pubblici e associazioni.

Nell’iter, ci potrebbe anche essere una tappa romana, a palazzo Chigi, per sentire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e altri ministri o ex ministri. Sarà il giudice Sarpietro a decidere. Il magistrato oggi incontra per la prima volte le parti in causa, in un procedimento che, comunque, resta senza rappresentanti dell’accusa. Per questo Sarpietro dovrà fare da giudice istruttore, nel determinare l’acquisizione di nuovo materiale probatorio su altri casi in cui ai migranti non è stato consentito di sbarcare, e sulle possibili responsabilità di governo e, se sarà il caso, nel sentire nuove testimonianze. Sulle sue scelte, la Procura fa sapere che ogni valutazione è “riservata al momento conclusivo dell’udienza preliminare, dopo che sarà espletata l’attività istruttoria”. Se il giudice Sarpietro deciderà per l’acquisizione di altre prove, si delinea un rinvio a dicembre.

Il caso Open Arms e i rischi per Salvini

Quella di oggi non è l’unica grana per Matteo Salvini. C’è un episodio ancora più controverso che potrebbe portare non pochi problemi al leader della Lega. Si tratta della vicenda Open Arms, per la quale è atteso, forse nella prossima settimana, il calendario di un processo che non sarà facile. A inviare le informazioni sulla tempistica sarà la procura di Palermo. L’aula del Senato ha infatti deciso pochi giorni fa di autorizzare il processo richiesto dal tribunale dei ministri di Palermo nei confronti dell’ex ministro. L’accusa in questo caso è di “sequestro plurimo di persona aggravato” e “abuso di atti d’ufficio”, per aver impedito lo sbarco di 107 migranti bloccati al largo di Lampedusa nell’agosto 2019 a bordo della nave della ong spagnola, riferisce Internazionale. I fatti della Open Arms sono successivi a quelli dell’attuale processo. Per gli investigatori, l’ex ministro dell’Interno era stato “galvanizzato” dal primo episodio, fino a poter ripetere le presunte violazioni delle leggi, sia italiane che internazionali, rispetto soprattutto ai diritti umani. I fatti risalgono all’agosto del 2019. Mentre la nave, con a bordo oltre 160 migranti (tra cui molti minori non accompagnati) aspettava l’assegnazione di un porto di sbarco, l’allora ministro dell’Interno scambiava fitte comunicazioni con il premier Conte.

Per il Tribunale dei Ministri, Salvini ha agito in autonomia e in contrasto con il presidente del Consiglio. E lo ha fatto fin da quando, venendo a conoscenza dell’intervento di soccorso da parte della Open Arms, adottava nei confronti di Open Arms, “d’intesa con i ministri della difesa e delle infrastrutture e dei trasporti”, si legge nella richiesta del Tribunale, “il decreto interdittivo dell’ingresso o del transito in acque territoriali italiane, qualificando l’evento come episodio di immigrazione clandestina, a dispetto del riferimento alla situazione di difficoltà del natante su cui i soggetti recuperati stavano viaggiando”. I giudici hanno allegato alla richiesta di autorizzazione a procedere il carteggio tra Conte e Salvini, in cui si evidenzia che il presidente del consiglio “il 16 agosto rispondeva a una missiva del ministro Salvini, ribadendo con forza la necessità di autorizzare lo sbarco immediato dei minori presenti”. Oltre allo scambio di con Conte, ci sarebbero comunicazioni particolarmente compromettenti per Salvini. Comunicazioni che lui, presto, verrà chiamato a chiarire.

Fonte: Corriere della Sera, Repubblica, Avvenire, Internazionale

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