Paola Taverna chiede indietro le indennità a cui aveva rinunciato

La decisione della vicepresidente del Senato Paola Taverna di incassare alcuni benefit arretrati per donarli alla Protezione Civile ha scatenato forti reazioni all’interno del Movimento 5 Stelle.

Solo pochi giorni fa aveva postato un video sul proprio profilo Facebook, in cui rimandava al mittente le accuse di aver saltato alcune delle restituzioni previste dallo Statuto del Movimento e snocciolava le cifre di quanto versato in 7 anni. Eppure la versione dei fatti proposta dalla vicepresidente del Senato Paola Taverna non ha convinto tutti, all’interno del Movimento. Un altro elemento di tensione tra i grillini, dopo le polemiche sul caso del Presidente Inps Pasquale Tridico, che si inserisce nel quadro – ben più complesso – di una vera e propria guerra interna in corso nel Movimento.

Come spiega AdnKronos, che avrebbe preso visione di alcune chat riservate ai parlamentari grillini, deputati e senatori sarebbero indispettiti soprattutto per la candida ammissione, da parte di Taverna, di aver richiesto all’amministrazione del Senato la restituzione degli arretrati dell’indennità aggiuntiva che – regolamento di Palazzo Madama alla mano – le spettano in quanto vicepresidente. Una cifra importante: 46 mila euro cui si aggiungono altri bonifici da 1.750 euro, cui la vicepresidente aveva inizialmente rinunciato e che invece, a maggio scorso, aveva invece deciso di farsi corrispondere con lo scopo – secondo la ricostruzione della diretta interessata – di donare tutto alla Protezione Civile, alle prese con l’emergenza Covid.

Una decisione che ha infiammato gli animi tra i grillini, da sempre tenuti a rinunciare a qualsiasi benefit derivante da cariche istituzionali. A prescriverlo è una regola presente nei regolamenti interni del Movimento sia per la Camera che per il Senato. E a poco è servita la replica di Taverna, che sottolinea di aver restituito il malloppo a un ente pubblico, la Protezione Civile, e non “a chi mi pareva“, così come non è bastata a calmare le acque la dichiarazione in cui spiega che “superata l’emergenza Covid, tornerò a rinunciare al benefit“. Nelle file del Movimento monta la rabbia per un comportamento ritenuto fuori da qualsiasi regolamento interno e, di conseguenza, inaccettabile.

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C’è ad esempio il caso di Susy Matrisciano, presidente della commissione Lavoro di palazzo Madama – anche a lei spettava un’indennità, alla quale a rinunciato. Matrisciano ricorda di aver chiesto di poter donare la sua quota, ma di aver ottenuto un secco rifiuto dai vertici. Dalla Camera, scrive Il Giornale, c’è addirittura chi addirittura invoca l’espulsione di Taverna: in testa alla rivolta ci sono Teresa Manzo, Emanuela Corda, Patrizia Terzoni, Federica Dieni, membro del Copasir, oltra al deputato Raphael Raduzzi.

Intanto, nelle chat del Movimento, cresce il sospetto che alla fine della legislatura, qualsiasi parlamentare ricopra incarichi che portano all’acquisizione di indennità, possa decidere di richiedere gli arretrati, proprio come fatto da Taverna.

Lorenzo Palmisciano

Fonte: AdnKronos, Il Giornale, Facebook Paola Taverna

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