Senza distrarsi la Procura di Milano prosegue l’inchiesta sui fondi della Lega

Proseguono le indagini a carico di Andrea Manzoni e Antonio Di Rubba, i due commercialisti vicini al partito di Matteo Salvini.

 

Ad appena 16 giorni di distanza dall’acquisto – discusso e sotto la lente dei pm Stefano Civardi ed Eugenio Fusco – del capannone di Cormano da parte di Lombardia Film Commission, la Barachetti Service – incaricata dei lavori di ristrutturazione dello stabile – effettua un bonifico di circa centomila euro in favore di Andrea Manzoni e Antonio Di Rubba, i due commercialisti vicini alla Lega finiti nel mirino della Procura di Milano.  Un’operazione che – riporta Il Corriere della Sera  – ha attirato l’attenzione di chi si sta occupando delle indagini, tenuto conto del fatto che lo stesso Di Rubba era in quel momento alla guida di Lfc. Secondo gli investigatori, il bonifico rientrerebbe in un più ampio contesto di restituzioni, basato su un sistema di vasi comunicanti di fondi pubblici che coinvolgerebbe, in questo caso, anche la Barachetti Service. L’azienda risulta essere, negli ultimi anni, tra gli abituali fornitori del Carroccio e il titolare Francesco Barachetti è un assiduo frequentatore della sede leghista di Via Bellerio, a Milano.

E’ il 5 dicembre 2017 quando Lombardia Film Commission acquista ufficialmente il capannone di Cormano da Andromeda Srl. Michele Scillieri, amministratore di Andromeda e terzo commercialista arrestato nei dieci giorni successivi versa 390 mila euro proprio alla Barachetti Service per una serie di interventi di ristrutturazione. Pochi giorni dopo, il 20 dicembre, sul conto della ditta compare un assegno in uscita, del valore di 100 mila euro, emesso in favore di Taaac srl, società guidata ancora una volta da Di Rubba e Manzoni. Altra coincidenza: Taaac ha sede a Milano in via Stelline 1, lo stesso indirizzo dello studio di Michele Scillieri e presso cui, all’epoca, era domiciliata laLega per Salvini Premier“.  Secondo gli inquirenti, l’assegno rappresenterebbe soltanto una parte del totale di 307mila euro percepiti da Di Rubba e Manzoni attraverso una serie di “fatture per operazioni inesistenti“.

Con quei soldi, Taaac srl avrebbe acquistato due villette in provincia di Brescia, a Desenzano sul Garda, per un totale di 310 mila euro, destinate secondo gli investigatori “alla villeggiatura di Manzoni e Di Rubba“. Ed è qui che torna in gioco la Barachetti Service che – spiega Open  – dieci giorni prima del rogito stipula con Taaac srl un contratto preliminare di vendita per una delle due villette, con una caparra confirmatoria di 100mila euro che andrà inevitabilmente perduta quando la società rinuncerà, in modo del tutto inspiegabile, all’acquisto. Taaac incassa così la caparra, alla quale si andranno a sommare anche altri 53mila euro versati dalla Dea Consulting, altra società di proprietà dei due commercialisti, in conseguenza di un contratto di affitto che gli inquirenti definiscono “simulato“.

In altre parole, Di Rubba e Manzoni avrebbero acquistato le due villette con una parte dei fondi pubblici – che ammontavano in totale a un milione di euro – che Regione Lombardia aveva stanziato in favore di Lombardia Film Commission e che Di Rubba, alla guida dell’ente, aveva a sua volta indirizzato in gran parte – 800 mila euro –  sull’acquisto del capannone di Cormano. Da lì in poi, secondo gli inquirenti, una fitta serie di operazioni che hanno coinvolto una molteplicità di attori, avrebbe fatto in modo di far tornare buona parte di quel denaro nella disponibilità degli stessi Di Rubba e Manzoni. Le operazioni immobiliari condotte da Manzoni e Di Rubba finiscono però per scatenare l’ira di Michele Scillieri. Il terzo commercialista si sente escluso e truffato, come confermano alcune intercettazioni in cui afferma che “dentro l’operazione c’erano due belle ville sul lago, e io ho detto ‘invece di comprare il terreno, fatemi comprare quelle’. Ma no, le ville se le sono ciucciate loro“. A Scillieri, i due, avrebbero quindi lasciato soltanto l’acquisto di un terreno “che io ho pagato con 300 mila euro veri, sull’unghia” e che poi si sarebbe trovato costretto “a regalare a Barachetti, per finire i lavori a Cormano“. Poi, sopraffatto dall’amarezza, Scillieri domanda a se stesso come abbia potuto “fidarsi di persone del genere, che ti fottono alla luce del sole“.

Ma secondo le indagini fin qui svolte, il giro di affari e di persone coinvolte sarebbe molto più ampio, e vedrebbe Manzoni e Di Rubba tra i protagonisti più attivi, ma non unici. Come spiega La Stampa, infatti, i soldi raccolti dal complesso di società messo in piedi dai due, sarebbero serviti anche a garantire il pagamento degli stipendi di alcuni funzionari della Lega. A sostenerlo è un rapporto dell’Unità di Informazione della Banca d’Italia, da cui emerge che Manzoni avrebbe corrisposto, attraverso un conto personale, una quota mensile a Giovanni Malanchini, responsabile degli enti locali per la Lega.

Il tutto sarebbe andato avanti per circa tre anni, tra il 2016 e il 2018. Manzoni, però, non pagava di tasca sua: il suo conto era foraggiato da una serie di entrate  – per un totale di 289 mila euro suddivisi in 20 bonifici, tra il marzo del 2016 e l’aprile del 2018 – provenienti da Studio Dea, la vecchia denominazione dello studio dello stesso Manzoni insieme a Di Rubba, oltre che da Studio Cld e Sdc srl, ritenute dagli inquirenti utili a veicolare fondi ma non effettivamente operative. Nel rapporto si legge che le società legate ai due commercialisti avrebbero agito “come mero tramite, rendendo conseguentemente dubbia l’effettività, oggettiva e soggettiva, delle prestazioni rese e delle giustificazioni causali sottese ai pagamenti stessi“. Sdc, inoltre, sarebbe stata artefice di una serie di movimenti di denaro derivante da “una parte dei fondi pubblici trasferiti dalla Lombardia Film Commission a Immobiliare Andromeda“. Esattamente i soldi utilizzati poi da Di Rubba, attraverso Lombardia Film Commission, per acquistare il capannone di Cormano e da cui deriverebbero, secondo gli inquirenti, una serie di altre operazioni illecite.

Lorenzo Palmisciano

Fonte: Corriere della Sera, Open, La Stampa

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