Mafia, estorsione, peculato, riciclaggio tra i candidati. Zingaretti non dice nulla

Tredici candidati “impresentabili” nelle liste elettorali per le elezioni di domenica e lunedì prossimi. Maglia nera per la Campania, a seguire la Puglia e la Valle d’Aosta.

 

Ad annunciare la “lista nera” è Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, al termine della relazione alla Camera in cui ha presentato i risultati del lavoro svolto sulla formazione delle liste elettorali. I candidati che vengono considerati appunto “impresentabili” sono coloro che hanno alle spalle condanne che complessivamente superino i quattro anni di reclusione.

La lista che ha collezionato un maggior numero di candidati di questo genere è la De Luca Presidente, dell’attuale governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, che ha presentato cinque impresentabili su tredici. Si tratta di Carlo Iannace, dichiarato colpevole di peculato, Sabino Basso, imputato per riciclaggio – il processo è ancora in corso, Aureliano Iovine, imputato di associazione a delinquere di stampo mafioso, di fraudolento trasferimento di valori aggravato dal fine di agevolare le attività mafiose e di truffa aggravata, Michele Langella, imputato per riciclaggio – il processo è ancora in corso – , e Francesco Plaitano, condannato per estorsione.

Una scelta, quella dei candidati, apparentemente condivisa dal segretario del partito Nicola Zingaretti – sottolinea Open – che attacca il Centrodestra in Toscana per candidati che “indossano mascherine con scritto Boia chi molla”, ma sulle candidature degli inquisiti in Campania non ha trovato nulla da dire.

Ma in Campania la differenza tra il candidato di Centrosinistra e quello di Centrodestra è minima. Infatti lo “sfidante” di De Luca, Stefano Caldoro, ha presentato quattro impresentabili. Una è Orsola De Stefano, imputata di concussione – il processo è ancora in corso –  in quota Lega Salvini. Altri tre fanno parte di Forza Italia: Maria Grazia Di Scala, imputata di concussione – il processo è ancora in corso – , Monica Paolino, imputata di scambio elettorale politico-mafioso con il dibattimento in corso, e Francesco Silvestro, anche lui imputato di concussione – il processo è ancora in corso.  La Commissione Forza Italia Campania protesta: “Brandire a 24 ore dal voto uno strumento legittimo significa trasformarlo sempre più in uno strumento ‘politico’ e utilizzato per screditare gli avversari”.

La situazione migliora leggermente in Puglia, dove il numero degli impresentabili si ferma a tre. Due fanno parte della lista di centrosinistra Michele Emiliano Presidente. Sono Silvana Albani, imputata di falsa perizia, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione in atti giudiziari aggravati dal fine di agevolare le attività delle associazioni mafiose – il processo è ancora in corso, e Vincenzo Gelardi, imputato a Napoli di plurimi reati di trasferimento fraudolento di valori aggravati al fine di agevolare le attività delle associazioni mafiose. A commentare la “denuncia” della Commissione è stato proprio il governatore Emiliano: “Silvana Albani e Vincenzo Gelardi devono immediatamente sospendere qualsiasi attività di campagna elettorale”, ha riportato Il Fatto Quotidiano. Il Presidente della Puglia ha sottolineato che “il rispetto del codice di autoregolamentazione è essenziale per essere candidati nella nostra coalizione”. Per questo Silvana Albani ha deciso per il passo indietro sospendendo la propria campagna elettorale.  Il terzo impresentabile nella Regione Puglia appartiene all’opposizione, in quota Fiamma Tricolore. È Raffaele Guido, imputato di tentata violenza privata, lesioni e minacce aggravate al fine di agevolare le associazioni mafiose, il processo è ancora in corso.

L’ultimo della lista, ma non meno importante, è Augusto Rollandin, ex presidente della Regione Valle d’Aosta, che era già stato sospeso dal 28 marzo 2018 dalla carica di consigliere regionale e di vicepresidente della giunta per la condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni poiché colpevole dei reati 319 – corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio -e 321 del codice penale.

Fonte: Open – Il Fatto Quotidiano

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