I fratelli Bianchi hanno agito come un commando. Nulla era improvvisato, dicono gli inquirenti

Nella notte dell’uccisione di Willy Monteiro Duarte i fratelli Bianchi hanno cercato di nascondere la loro macchina in un parcheggio lontano dagli sguardi indiscreti. È quanto si apprende leggendo il verbale di arresto dei carabinieri sui “gemelli di Artena”, ora accusati di omicidio volontario.

I fratelli Bianchi hanno cercato di nascondere la loro macchina in un parcheggio lontano dagli sguardi indiscreti nella notte dell’uccisione di Willy Monteiro Duarte. È quanto si apprende leggendo il verbale di arresto dei carabinieri sui “gemelli di Artena”, ora accusati di omicidio volontario. “La macchina era parcheggiata in un parcheggio privato di proprietà altrui in largo Cristoforo Colombo 2 con il chiaro intento di occultare il veicolo”. Secondo i militari non c’era motivo per lasciare l’auto – che è di proprietà della moglie di Alessandro, l’altro fratello dei Bianchi – parcheggiata lì. Perché il parcheggio si trova a 300 metri di distanza dal locale dove erano andati a bere un caffè, ma a pochi passi ci sono due parcheggi pubblici aperti e a quell’ora vuoti, ma la supposizione è che non nascondevano per bene l’auto. A riferirlo il Corriere della Sera.

Nel suo interrogatorio, l’altro accusato Francesco Belleggia, ha detto di essere salito in auto con i fratelli “solo per fuggire”, e che gli “consigliarono” di non raccontare niente. Il 23enne è accusato di concorso nell’omicidio è agli arresti domiciliari perché la sua versione dei fatti risulta più credibile rispetto alle testimonianze, e anche perché la sua partecipazione alla vicenda sembra la più defilata. Ci sono altri elementi nel fascicolo d’inchiesta, come la deposizione completa di Federico Zurma, l’amico di Willy che aveva iniziato la discussione con uno degli arrestati e che, secondo la sua propria testimonianza, ha deciso di andare via il prima possibile alla fine della rissa e dopo che l’ambulanza aveva portato via il ragazzo di origini capoverdiane, lui e altri amici, per “non incorrere in ulteriori eventuali violenze” da parte di Marco e Gabrielle Bianchi. Willy è arrivato all’ospedale già “in assenza di parametri vitali”, come ha scritto il medico di turno.

I carabinieri di Colleferro a capo dell’inchiesta sostengono che i fratelli di Artena si sarebbero mossi come un “commando”, un gruppo coeso e punitivo nei confronti di tutte le persone che si opponevano, mosso dalla volontà di far vedere la propria forza, celebrando così una immagine di “duri” che davano di sé.

Sui fratelli Bianchi e sugli altri due accusati, Mario Pincarelli e Roberto Belleggia, si indaga anche sul reddito di cittadinanza che percepivano, stando alla ricostruzione degli investigatori dopo i primi dieci giorni di indagine. Ma secondo l’inchiesta patrimoniale della Guardia di Finanza, vivevano nel lusso, quindi nessuno dei quattro aveva diritto al beneficio statale. È quanto riferisce La Stampa.

Fonte: Corriere della Sera, La Stampa

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