Lo chef Vissani vuole portare Conte in Tribunale: “Ha calpestato i nostri diritti”

Lo chef Gianfranco Vissani propone una class action contro il Governo che –  a suo dire – ha messo in ginocchio l’imprenditoria italiana.

Una stella Michelin, 69 anni di cui oltre 40 di carriera, una fama che lo precede anche grazie alle numerevoli ospitate televisive. Eppure anche Gianfranco Vissani è stato, se non messo in ginocchio come molti altri, sicuramente pesantemente danneggiato dai mesi di lockdown e da l’assenza di turisti. Lo chef – in un’intervista al quotidiano Libero –  ha addirittura profilato l’ipotesi di una class action contro il Governo Conte reo, a suo dire, di aver massacrato l’imprenditoria: “Conte ha tagliato fuori l’imprenditoria. Per me sarebbe stato meglio un anno bianco: tasse sospese fino al 2021. Conte ci ha presi un po’ troppo in giro. I nostri diritti sono stati calpestati”. Lo chef parla, soprattutto, a nome dei suoi dipendenti che ancora devono ricevere la cassa integrazione. E per i quali, comunque, è stata prevista una cifra talmente irrisoria da non consentire loro di poter soddisfare i bisogni elementari come pagare affitto, bollette e fare la spesa: “Avevo dipendenti che prendevano 1200 euro al mese. Si sono ritrovati con 400. Una persona come fa a vivere così? Eppure i soldi per aiutare certe imprese che si sono trasferite all’estero li trovano sempre”.

E quanto lo chef Vissani lamenta sembra corrispondere perfettamente alla situazione della maggior parte delle attività ristorative. A luglio – riferiva il Corriere della Sera – la perdita stimata per i ristoranti si aggirava intorno ai 250mila euro al mese. La maggor parte delle perdite deriva dall’assenza di turisti, specialmente nei centri delle grandi città come Roma, Milano, Venezia, Firenze. Ma gran parte delle perdite derivano anche dal prolungamento dello smart working. I lavoratori rappresentano una sicurezza, quantomeno, per le pause pranzo, le colazioni, le pause caffé. E se oltre ai turisti ora vengono meno anch’essi, molte attività ristorative potrebbero chiudere bottega per sempre.

Samanta Airoldi

Fonte: Libero, Corriere della Sera

Impostazioni privacy