Dopo le mascherine i banchi: ecco l’appalto vinto da una mini ditta sconosciuta

Una delle aziende che ha vinto l’appalto per la fornitura dei banchi per le scuole è una ditta che si è sempre occupata di tutt’altro. La vicenda ricorda molto da vicino la fornitura delle mascherine in Lazio.

 

Per pagare i banchi monoposto e con le rotelle utili per assicurare il distanziamento degli alunni, il Governo – riferisce il Corriere della Sera – ha stanziato fondi nel decreto rilancio. Il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha puntato molto su questi nuovi strumenti che devono essere visti nel quadro di un nuovo modo d’intendere la didattica, nel quadro di una volontà di innovare la scuola. Anche a partire dai banchi. I banchi innovativi, colorati e con ruote hanno un costo notevole: circa 300 euro cadauno. contro i 50-60 euro di un banco di legno tradizionale. Ed è proprio intorno ai banchi che, nei giorni scorsi, è sorta l’ultima polemica inerente la scuola. La questione è nata dal fatto – spiega il quotidiano La Verità – che una delle ditte che si è aggiudicata l’appalto da 45 milioni di euro per la fornitura dei banchi lanciato dal commissario per l’emergenza straordinaria Domenico Arcuri, era una ditta piccolissima, di Ostia, che ha dichiarato un capitale sociale di 4mila euro. Si trattava della Nexus made srl. Il contratto è stato poi ritirato dal commissario Arcuri, secondo quanto comunicato da Invitalia – l’agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa di cui arcuri è amministratore delegato. In particolare alcuni parlamentari della Lega hanno fatto notare che la Nexus made srl non solo è una ditta semi sconosciuta e di dimensioni troppo ridotte per assicurare il quantitativo di banchi necessario, ma non si è mai occupata di banchi per la scuola. Essa si è sempre occupata di manifestazioni, mostre, fiere, congressi. Invitalia si è difesa precisando che il contratto con la Nexus made srl è stato sciolto in quanto la ditta avrebbe presentato un prototipo di banco non corrispondente alle caratteristiche richieste. Ma a questo punto sorge un altro problema: nel bando non era richiesta la presentazione di un prototipo. Veniva solo puntualizzato che il contratto poteva venir sciolto in caso di consegna di prodotti difettosi o non corrispondenti ai requisiti prefissati.

Il caos intorno ai banchi ricorda molto da vicino quello che accadde per la fornitura delle mascherine nella Regione Lazio di Nicola Zingaretti. Anche in quel caso si trattava di un’azienda semi sconosciuta – la Eco Tech srl – con un capitale sociale molto basso e che, fino a quel momento, non si era mai occupata di produrre mascherine o dispositivi sanitari.

Samanta Airoldi

Fonte: Corriere della Sera, La Verità

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