Rosy Bindi dirà no al taglio dei parlamentari perchè sarebbe la fine, dice

L’ex presidente del PD Rosy Bindi difende le ragione del No al referendum costituzionale del prossimo 21 settembre. “Rischiamo la deriva autoritaria”. E a pochi giorni dallo svolgimento delle consultazioni, si mobilitano i sostenitori di entrambi i fronti. Previste manifestazioni il 12 settembre

Votare per il No al referendum costituzionale del prossimo 21 settembre è difendere la “Carta” e un modello di democrazia, quello italiano, rappresentativa e parlamentare. Un modello che da anni sta attraversando una crisi in tutti i Paesi che hanno una Costituzione ispirata ai principi della democrazia liberale, e che il taglio “draconiano” del numero dei parlamentari non fa che aggravare. Così l’ex presidente del PD Rosy Bindi in un’intervista all’Avvenire difende a tutti i costi il voto contrario al taglio dei parlamentari, e sostiene che l’approvazione della riforma, soprattutto una vittoria con largo vantaggio del Sì, può finire per rendere ancora più “irrilevante il Parlamento nell’equilibrio tra i vari poteri istituzionali” e nel rapporto con la società. E rischia di portare a “derive populiste e demagogiche” che farebbero leva su questo risultato, beneficiando le destre populiste, sovraniste e demagogiche di questo Paese e mandando in crisi il Governo. “Vedo il rischio, prosegue Bindi, di una deriva oligarchica e autoritaria strettamente legata alla delegittimazione del Parlamento”.  Per l’ex deputata, che si dichiara “senza patria partitica”, non si tratta di un voto contro il Pd o l’alleanza con il Movimento 5 Stelle, ma per la difesa della Costituzione. Difesa che sarebbe nel “dna dei cattolico-democratici”.

E a pochi giorni dallo svolgimento delle consultazioni, si mobilitano i sostenitori di entrambi i fronti, quello del No e quello del Sì. Sabato 12 settembre, a una settimana dal voto – riferisce l’Ansa – si terrà il #VotaSìDay, annunciato sul blog dei 5 Stelle, che invitano i sostenitori a organizzare un banchetto nelle città. Ma fioccano anche le mobilitazioni dei comitati per il No al referendum. NOstra, il comitato Giovanile per il No al Referendum, ha annunciato in conferenza una manifestazione di piazza il 12 settembre. Presenti Jasmine Cristallo, portavoce Nazionale delle Sardine, che sostiene il no al referendum e Emma Bonino. “Come +Europa – ha spiegato Bonino – sosteniamo l’iniziativa dei giovani mentre noi faremo una maratona oratoria il 9 settembre, vedremo se in forma pubblica o in streaming. Sono contraria ad una riforma fatta in questo modo e come se un coinquilino del primo piano togliesse la trave portante senza occuparsi della stabilità complessiva del caseggiato. In una democrazia parlamentare non si può procedere così“.

Dal canto suo, l’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, spiega a Repubblica le ragioni per cui voterà No al taglio di un terzo dei parlamentari al vaglio delle urne il 20-21 settembre: “Questo referendum serve solo a tagliare delle teste, alla Robespierre: io non ci sto – spiega Casini. Vedo molti convertiti dell’ultima ora, ma io ho votato sempre No in parlamento e non cambio idea. Il voto, nelle parole di Casini, sarebbe il pegno chiesto dai 5 Stelle per “andare avanti”. E l’ex presidente – che è il politico con alle spalle la più lunga esperienza tra quelli attualmente presenti nei due rami del Parlamento – punta il dito contro il PD, e chiede al presidente del partito Nicola Zingarettipiù rigore”, per non “assecondare l’antipolitica”. Perchè di questo si tratterebbe il taglio dei parlamentari: “non è nemmeno una riforma”, ma una “presa in giro per dare ai più ingenui l’ideà di una riforma”, conclude Casini.

Fonte:  Avvenire, Ansa, Repubblica

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