Nuovo ponte Genova: i 5 Stelle e la farsa di chi è al Governo e non vuole responsabilità

L’ira dei grillini, rivolta non si sa bene contro chi, spiazza il Premier Conte, che intanto promette la chiusura del dossier. Eppure tutti sapevano, o almeno avrebbero dovuto.

Nuovo ponte Genova e Benetton: il ritorno dei grillini all'opposizione di se stessi - Leggilo.org

 

La notizia della concessione del nuovo viadotto “Genova-San Giorgio” – questo sarà il nuovo nome del ponte nato dalle ceneri del Morandi – alla società Aspi, partecipata di Atlantia, appartenente alla famiglia Benetton, ha spaccato la Maggioranza, già divisa da mesi tra chi – Movimento 5 Stelle – vorrebbe la revoca delle concessioni e chi – Partito Democratico e Italia Viva – una multa salata ma evitare di andare in tribunale per il contenzioso con la società. Un ennesimo schiaffo ai genovesi, che in questi due anni, dalla tragedia dell’agosto del 2018 in cui morirono 43 persone, ne hanno dovuto sentire di tutti i colori. Ma se c’è una cosa su cui – apparentemente – sembravano tutti convergere è che la società dei Benetton, quel tratto, non lo avrebbe più avuto. Eppure. Il Ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, nei giorni scorsi, ha informato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Commissario straordinario, nonché Sindaco di Genova, Marco Bucci, che la gestione del nuovo Ponte passa, per decorso amministrativo, all’attuale gestore, ossia Aspi.

Si tratta di un passaggio inevitabile, dal momento che la gestione e l’amministrazione di quel tratto autostradale non è mai stata ancora messa in discussione. Per effettuare gli ultimi rilievi tecnici, i collaudi e firmare in tempi stretti la riapertura del nuovo ponte non c’era altra strada. Perché un’altra strada, in due anni, non è stata creata. Certo, questo passaggio, non preclude una futura revoca della concessione, ma la situazione appare del tutto surreale quando, nelle stesse ore, come spiega Il Sole 24 Ore, la Corte Costituzionale respingendo il ricorso Benetton stabilisce che non è stato illegittimo estromettere Aspi – ricordiamo ancora gestore – dalla ricostruzione, o meglio dalla scelta delle imprese per la demolizione e per la ricostruzione, del nuovo ponte. La Consulta, ha dunque acclarato che, sino a disposizioni che accertino le estromissioni di responsabilità nella tragedia dell’agosto 2018 è legittimo scavalcare la società. Aspi che dunque non ha potuto legittimamente partecipare alla ricostruzione, ma potrà gestire il nuovo tratto. Si tratta della cornice perfetta dell’immobilismo dell’Esecutivo di questi mesi, la prova tangibile di quanto un Governo impantanato sia deleterio.

E, nel mentre, il Premier Giuseppe Conte da Madrid assicura che in tempi brevi la situazione verrà risolta – si ma in che direzione? – proponendosi per l’ennesima volta mediatore nella Maggioranza: “Porteremo il dossier Autostrade in Cdm. Va coinvolto tutto il governo. Dobbiamo evitare una situazione paradossale, dobbiamo chiarire questo passaggio”. Chi – oltre ogni modo – sembra uscire con le ossa rotte è il Movimento 5 Stelle, da sempre favorevole alla revoca della concessione ad Aspi. Eppure, nelle parole di risentimento dei grillini di queste ore riusciamo a cogliere un sensibile fastidio. Perché? Forse perché, con due Governi in meno di due anni – prima con la Lega e poi con il centrosinistra – il Ministro degli Esteri Luigi di Maio e soci non sono riusciti a mettere mano ad un dossier che – fosse anche per l’approvazione popolare dell’atto – sarebbe stato facile, in tutto questo tempo, chiudere.

Il M5S e la città di Genova hanno un rapporto particolare: qui il Movimento, tramite il suo fondatore Beppe Grillo, è nato ed ha mosso i primi passi. Anche se, come ricorda Repubblica, nel 2014 l’ex comico era contrario alla costruzione della Gronda, che avrebbe consentito tramite il nuovo svincolo di far defluire il traffico dall’ex Ponte Morandi, e di alleggerirlo non poco. Ecco perché, almeno sino a poche settimane fa, da queste parti i Ministri grillini sgomitavano per venire, per farsi fotografare, per ripetere ancora che si – grazie a loro – Benetton e i suoi non avrebbero mai più messo le mani su Genova. Ma mentivano e sapevano di mentire. Perché sino al Governo Conte II, alle Infrastrutture c’era Danilo Toninelli – quello del ponte pieno di ristoranti e bambini che giocano – che era stato sicuramente messo al corrente dai dirigenti del Ministero sulle conseguenze del mancato intervento sulla gestione.

E, come lui, sapevano anche il reggente M5S Vito Crimi, il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Perché questo è un nodo centrale di tutta la faccenda e non è possibile che non sia finito sul tavolo sul quale – a detta dei citati – si lavora da settimane per chiudere il dossier. Oggi si stracciano le vesti, gridano al complotto e alla truffa politica, ma contro chi non è ben chiaro. Un paradosso tutto italico, verrebbe da dire, dal momento che – per effetto delle politiche del 2018 –  non c’è un partito che abbia occupati i palazzi del potere come il M5S. A Leggere le parole di Crimi: “Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo”, oppure del Sottosegretario Stefano Buffagni: Le decisioni non si prendono con i rinvii, i cittadini ci hanno eletto per cambiare le cose”, sembra che il M5S sia all’opposizione anche del suo Governo. Come aveva detto il Premier Conte? Situazione grottesca. E tragica, aggiungiamo.

 

Fonte: Repubblica, Il Sole 24 Ore

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