Nessuno può insidiare il Governo Conte: i piani del M5S per fermare Di Battista

Sale lo scontro nel M5S. Mentre Di Battista prepara la scalata, Grillo e Di Maio preparano gli Stati Generali del Movimento, ma niente Congresso. Ago della bilancia Casaleggio e il voto sulla piattaforma Rousseau. 

Scontro Di Battista-Di Maio: Grillo teme l'implosione del Movimento - Leggilo.org

L’attacco lanciato dall’ex Deputato Alessandro Di Battista ha scosso il Movimento 5 Stella dalla base. Nonostante le rassicurazioni di facciata, la dirigenza grillina ha accusato il colpo e cerca di correre ai ripari per arginare le ambizioni dell’ex fedelissimo di Grillo. E che la situazione non sia per nulla sotto controllo, lo ha confermato il rilancio nella serata di ieri dello stesso di Battista, ospite di “Quarta Repubblica”, su Rete4. Fino a poco tempo sarebbe stato impensabile vedere in tv un esponente grillino snobbare il fondatore. Ma è il segno che il malcontento non è solo di una piccola parte, o della base più intransigente, ma che è radicato e soprattutto ha nelle sue file parlamentari e storici attivisti pronti al grande salto. Di Battista, dopo aver chiesto la convocazione di un Congresso, al quale dovrebbe partecipare anche il Premier Giuseppe Conte qualora avesse intenzione di guidare il M5S ha spiegato, non ha intenzione di retrocedere. Ma il Premier si smarca e – per non rischiare un altro fronte nella Maggioranza – chiarisce ai cronisti a Villa Pamphili la sua posizione: “Se guiderò il Movimento o un mio partito? Ho un’occupazione. Dico a tutti quelli che inseriscono la figura di Conte nei sondaggi e ai miei compagni di viaggio: domani tornerò alla mia occupazione”.

Il partito è allo sbando mentre crolla nei sondaggi e l’ex Deputato romano potrebbe già in luglio lanciare un altro colpo devastante se il Governo dovesse aderire al Mes. E così neanche più i tuoni del fondatore – e possessore del simbolo – Grillo fanno più paura: “Io ho delle idee e, se non siamo d’accordo, francamente amen”, ha detto Di Battista. Come dire, non siamo nel 2018, non bastano le minacce di espulsione per zittire qualcuno. Lo scontro non lo si può evitare in questo modo. Già, la vecchia arma del duo Grillo-Casaleggio. C’è chi è stato cacciato dal Movimento per molto meno, ma sarebbe una scelta suicida applicata a Di Battista, che segnerebbe la definitiva spaccatura dei grillini. E allora, come spiega Repubblica, ecco un piano, per così dire “democratico”, per arginare le ambizioni dell’attivista romano: un gruppo reggente di “saggi” che traghetti il Movimento sino agli Stati Generali, ormai slittati in autunno. Ma gli Stati Generali non saranno certo un Congresso: nessuna corrente potrà prevalere, e mettere in discussione il Governo, ma si cercherà di ricostruire un Movimento uscito a pezzi dal doppio Governo con Lega prima e Partito Democratico poi. In entrambi i casi, nonostante forza maggioritaria, i grillini sono riusciti a farsi scavalcare nei rapporti di forza, finendo per subire l’influenza dell’alleato di Governo.

Servirà, ovviamente, nominare il successore a capo politico del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dimessosi a febbraio scorso. Il gruppo reggente dovrebbe essere composto dai big: oltre allo stesso Di Maio, Grillo e Davide Casaleggio, ci saranno l’attuale reggente Vito Crimi, il Guardasigilli Alfonso Bonafede, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, il Vicepresidente del Senato Paola Taverna, il Presidente della Camera Roberto Fico e il Sottosegretario Riccardo Fraccaro. Donne e uomini del M5S che hanno spinto per il Governo giallo-rosso. Una volta rafforzata la leadership all’interno del Movimento, si dovrà ad ogni modo fare i conti con Di Battista, che avrebbe dalla sua parte l’ex Ministro per il Sud Barbara Lezzi e la Deputata Dalila Nesci. Ma anche altri – che al momento temono di esporsi – che potrebbero salire sul carro per poter staccare la spina al Governo. Non si sa quanti siano, ma soprattutto – nel caso di ulteriori concessioni della dirigenza grillina al Pd come sul Mes – quanti potrebbero divenire.

La diffidenza cresce e nel corso di una riunione tra Crimi, Taverna e Di Battista, l’ex Deputato romano avrebbe confermato la volontà di correre per la poltrona di capo politico. E non può certo arrivarci da solo. Di Maio spera di convincere Davide Casaleggio, ancora molto forte nel Movimento, ad una deroga del doppio mandato per i Sindaci, in modo da affidare un ruolo di primo piano nel partito a Virginia Raggi, Sindaco di Roma e Chiara Appendino, Sindaco di Torino. Il gruppo dovrebbe riuscire a tappare, almeno per il momento, il malcontento. La grande arma è ancora una volta ii duo Grillo-Casaleggio: in qualità di possessori del simbolo – l’ex comico – e della piattaforma  Rousseau – il secondo – , decidono sulle liste elettorali. E anche far passare il voto, non per un’eventuale Congresso, ma per la piattaforma online potrebbe servire alla causa: Di Battista, al momento non gode della maggioranza degli aventi diritto al voto (gli stessi che accettarono di accordarsi con il PD) e potrebbe capitolare.

 

Mario Cassese

 

Fonte: Repubblica, Quarta Repubblica

 

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