Coronavirus, panico e Lockdown ma in alcune Regioni meno morti dell’anno scorso

Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa in alcune zone dell’Italia, nei primi mesi del 2020, ci sono stati meno morti rispetto allo stesso periodo del 2019.

I dati della Protezione Civile sulla situazione di oggi ci informano che i casi attualmente positivi scendono a 39.297, con una decrescita di 596 assistiti rispetto a ieri. Nelle ultime ventiquattro ore  ci sono stati 71 decessi e portano il totale a 33.601. Ma in ben 12 Regioni non ci sono stati morti. Il numero complessivo dei dimessi e dei guariti sale a 160.938, con un incremento di 846 persone rispetto a ieri.

Le persone ricoverate scendono a 5.742, – 174 pazienti rispetto a ieri. Le terapie intensive si svuotano di altre 55 unità e arrivato a quota 353 pazienti.

Ad oggi, in Italia, il totale delle persone che hanno contratto il virus è di 233.836,+ 321 rispetto a ieri.

Coronavirus: la situazione disomogenea dell’Italia

Il continuo calo dei casi positivi delle ultime settimane ci fa tirare un sospiro di sollievo. Ma abbiamo passato mesi in preda all’angoscia, vittime di un clima di terrore diffuso in tutto il Paese. Eppure non tutto lo stivale è stato colpito ugualmente. Oggi ben 12 Regioni hanno registrato 0 decessi. Ma già in alcune zone, addirittura nel primo trimestre del 2020, si sono registrati meno decessi rispetto allo stesso periodo del 2019. A dirlo è un’analisi del Centro studi di Unimpresa. Secondo quest’analisi – riferisce AGI – nei primi tre mesi dell’anno nel Lazio ci sono stati 277 morti in meno, rispetto all’anno scorso, in Sicilia 43 in meno. Mentre in altre Regioni, come Molise, Basilicata, Umbria, Campania e Calabria l’incremento  stato minimo. Quattro le aree, invece, colpite duramente: la Lombardia che ha registrato + 16.086 ( il 147%)  decessi rispetto al 2019; il Veneto, +1032, il Piemonte, +2313, l’Emilia Romagna, +3101.

Dai risultati dello studio emerge una situazione decisamente disomogenea che avrebbe forse richiesto misure restrittive che tenessero in maggiore considerazione la situazione dei singoli territori. Fare di tutta Italia un’unica zona rossa e imporre la chiusura totale di attività commerciali e ristoranti in maniera uniforme, a prescindere dalla reale situazione di contagi e decessi, ha probabilmente causato danni economici che si sarebbero potuti evitare con provvedimenti “su misura”.

E anche ora, a lockdown finito, restano ancora due grandi punti interrogativi: la riapertura delle scuole e gli spostamenti tra le Regioni. Il Ministro Boccia ha rifiutato le richieste di quei governatori, tra cui il sardo Christian Solinas e il campano Vincenzo De Luca, che chiedevano riaperture differenziate o patenti d’immunità. Tuttavia, ancora oggi, il numero dei contagi e dei decessi è tutt’altro che uniforme in Italia.  E sono nuovamente possibili anche gli spostamenti verso l’estero per quanto alcuni Paesi come l’Austria preferiscono tenere gli italiani a distanza ancora per un po’.

Gli studenti sono ancora tutti a casa, anche i bambini molto piccoli di nidi, materne ed elementari. Nonostante in alcune Regioni – lo confermano i dati odierni –  la situazione dei decessi si possa dire tornata alla normalità, il ritorno tra i banchi, da Nord a Sud passando per il Centro, appare ancora un miraggio. Ancora una volta si applicano i medesimi criteri a situazioni completamente diverse.

Fonte: AGI, Protezione Civile

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