Ebbe un figlio da un suo allievo. Condannata per violenza sessuale

Un’operatrice sanitaria di 32 anni è stata condannata a 6 anni e mezzo per violenza sessuale ai danni di un ragazzino di 13 anni da cui ha avuto un figlio.

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Quando si parla di violenza sessuale si tende a pensare automaticamente che la vittima sia una donna. Eppure anche gli uomini – specialmente se ragazzini o bambini – subiscono abusi. E non solo da altri uomini. Talvolta a fare violenza sono le donne. E’ quanto accaduto in questa storia che pare avere  dell’incredibile. Un’operatrice sanitaria di 32 anni ha abusato sessualmente di un ragazzino di 13 a cui dava lezioni di Inglese e da questa relazione è nato anche un bambino. A scoprire tutto la madre del ragazzino che, vedendolo sempre in agitazione, era riuscita a farsi raccontare la verità dalla giovanissima vittima.  La donna – riferiva Il Messaggero –  da marzo 2019 era agli arresti domiciliari. Ma a febbraio  di quest’anno era tornata libera. Le misure cautelari erano state sostituite con un semplice divieto di avvicinamento al ragazzino.

Ora – riferisce il Corriere della Sera –  è stata condannata a 6 anni e mezzo di carcere per violenza sessuale dal tribunale di Prato. Condannato a 1 anno e mezzo anche il suo coniuge che, pur sapendo di non essere lui il padre del bambino, se ne era attribuito la paternità per coprire le malefatte della moglie. La difesa, portata avanti dagli avvocati Massimo Nistri e Mattia Alfano, ha sostenuto fino alla fine che non si era trattato di violenza sessuale ma di rapporti consenzienti e che, all’epoca, il ragazzino aveva già compiuto 14 anni e, pertanto, per la Legge era già personalità giuridica. Ma la testimonianza della vittima aveva smentito questa tesi in quanto i primi rapporti sessuali erano iniziati quando il bambino aveva ancora 13 anni.

La donna – già madre di un bambino avuto dal marito – aveva anche premuto sul fatto che per lei si era trattato di una vera e propria storia di amore: “Ho perso la testa per lui ma giuro di non averlo mai sfiorato finché non ha compiuto 14 anni”. Dai messaggi rinvenuti dall’accusa quella che emerge è una storia di ossessione e ricatti che il ragazzino ha dovuto subire a lungo. La donna, infatti, cercava di tenerlo legato a sé con la minaccia di uccidersi se lui l’avesse lasciata: “Se mi lasci mi uccido… Stavolta lo faccio…Mi sparo aria in vena”. Inoltre, per costringerlo a portare avanti il loro rapporto, lo avrebbe anche minacciato di mostrare a tutti il bambino nato dalla loro relazione e di rivelare a tutti che era figlio suo.

 

Fonte: Corriere della Sera, Il Messaggero

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