Coronavirus, solo 50 morti in un giorno. Ma la Lombardia non comunica i dati e l’Inps ha dei dubbi

La Protezione Civile rilascia ogni giorno alle 18 il bollettino dei contagi – guariti, dimessi, decessi -, con dati sempre più positivi negli ultimi giorni. L’Inps però accusa di fornire dati inattendibili. 

Sono 56.594 le persone attualmente affette da Coronavirus nel nostro Paese, secondo la Protezione Civile. Nelle ultime 24 ore questo dato è calato di 1.158 unità. Sono 32.785 i morti totali, con appena 50 decessi nelle ultime 24 ore: questo rappresenta l’aggiornamento più positivo dall’inizio della pandemia. Nel dato nazionale tuttavia manca quello relativo al numero di decessi in Lombardia. La regione lombarda, infatti, non lo ha comunicato. Il numero di persone che sono riuscite a guarire dal Coronavirus dall’inizio dell’epidemia sale a quota 140.479 con 1.639 guariti nelle ultime 24 ore

Il numero di casi complessivi di contagio da Coronavirus, da quando è arrivato in Italia, sale a quota 229.858 con un incremento nelle ultime 24 ore di 531 unità. In ogni caso, la mancanza dell’aggiornamento sul dato dei decessi in Lombardia potrebbe influenzare in qualche modo questo dato, che segue comunque il trend degli ultimi giorni. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 55.824 tamponi. Dall’inizio dell’epidemia, dunque, il numero di tamponi eseguiti sale a quota 3.447.012.

Intanto si alleggerisce la pressione sugli ospedali. Il numero di persone attualmente ricoverate scende a quota 8.613, ovvero 82 in meno nelle ultime 24 ore. Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è invece di 553, ovvero 19 in meno rispetto al bollettino di ieri.

Inps, quei dubbi sul numero dei morti

Da un po’ di giorni, nonostante l’allentamento delle misure e una ripresa della vita con gli stessi ritmi di prima, i contagi e i decessi sembrano essere diminuiti. A far ben sperare la popolazione italiana è il bollettino della Protezione Civile rilasciato ogni giorno alle 18 dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, e a cui quasi tutti fanno riferimento. Ieri riporta Repubblica, sono stati contati 669 nuovi positivi – un numero minimo rispetto alle vette raggiunte nei tempi del lockdown.  La pandemia sembrerebbe quindi star regredendo con un numero di mortalità in flessione, una diminuzione dei ricoverati, otre che un rapporto tra tamponi eseguiti e positivi rilevati sempre più positivo.

A mettere in dubbio le dichiarazioni della Protezione Civile, accusando un maggiore impatto del virus sul nostro paese – agli inizi come adesso – è l’Inps . A spiegarne le motivazioni è la Stampa illustrando come, secondo l’Istituto, in tutta Italia vi sarebbero ben 20mila morti in più non dichiarati. L’indagine si basa su un’ “Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da Covid-19” svolta sui primi mesi di emergenza, dal 1 marzo al 30 aprile, con la quale si mette in discussione il bollettino ufficiale. Il motivo della loro accusa è semplice: secondo l’Istituto i numeri ufficiali sarebbero di ben 114.514 decessi tra gennaio e febbraio – ovvero 10.148 in meno rispetto allo scorso anno, ma tra marzo e aprile è stato registrato un aumento di 46.909 decessi rispetto ai 109.520 attesi per un totale di 156.429 Il numero di morti attualmente dichiarato nello stesso periodo è di 27.938. Secondo l’Inps questi dati “sono considerati ormai poco attendibili” perché escludono un’ampia fascia di persone che muoiono in casa e non in ospedale. Sebbene sia difficile stabilire quanti di questi 20mila decessi in più siano imputabili direttamente al Coronavirus, l’Inps è propenso a pensare che molti di questi siano riconducibili all’epidemia in atto. Un altro fattore che influenza questo dato potrebbero essere anche l’esecuzione dei test per verificare la positività degli individui.

Dati diversi negli anni

L’Inps non è stato il primo ad avanzare una possibile inesattezza dei dati forniti e, qualche settimana fa, a parlarne e ad allargarsi su scala mondiale è stata Maria Rita Gismondo – direttrice del laboratorio di micro biologia clinica, virologia e diagnostica delle bio emergenze dell’ospedale Sacco di Milano che ad aprile scorso, ricordata Affari Italiani, commentava così alcuni dati statistici: “Rabbrividisco di fronte alle cifre diffuse (sui positivi ndr)”, dice, mettendo in dubbio la veridicità dei dati forniti. Senza pandemia, fa notare, al 31 marzo 2019 i morti erano 185.976 mentre ad oggi – con un’emergenza sanitaria in atto – solo 165.376. Ma non finiva qui e un esempio significativo era fornito dai dati dei morti di influenza stagionale – polmoniti, virali e batteriche – continua la scienziata: fino al 2014 i decessi complessivi ammontavano a 7-9mila mentre nel 2015-6-7 i dati ufficiali ISTAT indicano rispettivamente 20mila, 16mila e 25mila decessi. In altre parole Gisismondo sosteneva già allora che l’indagine su contagi e decessi da Coronavirus fosse stata svolta frettolosamente, e riteneva inopportuno comunicare in tempo reale il numero di positivi perchè costituisce un dato “sporco”. Consigliava di attendere uno studio epidemiologico serio. “Oggi si può parlare solamente di percentuale di decessi sui ricoverati“. Le perplessità dell’Inps, di segno opposto, sembrano confermare un solo dato certo: per scrivere la storia di questa pandemia con esattezza bisognerà attendere ancora .

Simona Contaldi

 

Fonte: Affari Italiani, Stampa. Repubblica

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