Sono indispensabili, dice l’imprenditore. E un jet va a recuperare le braccianti in Romania

 Un imprenditore dell’Alto Adige ha noleggiato un jet privato per far arrivare in Italia le sue braccianti dalla Romania

 

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Da settimane il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova insiste affinché vengano regolarizzati gli immigrati che lavorano nel settore dell’agricoltura. Il Ministro fa leva sul fatto che la manodopera d’importazione è assolutamente necessaria se non vogliamo far andare persi i raccolti della stagione estiva. Tuttavia – secondo quanto dichiarato di recente dal presidente di Fruitimprese Marco Salvi – le aziende non hanno bisogno di braccianti inesperti da dover formare. L’Italia da anni si avvale di manodopera specializzata proveniente da Polonia e Romania. Quest’anno, tuttavia, i braccianti rumeni e polacchi non sono propensi a  venire in Italia per non dover fare le due settimane obbligatorie di quarantena previste dal Governo che, per chi lavora con contratti stagionali o voucher, significa due settimane di stipendio perso.

E anche quando i braccianti sono disposti a tornare nelle aziende italiane con cui collaborano da anni, tuttavia gli intoppi burocratici sembrano non mancare. Ma c’è chi non si arrende e, pur di far arrivare i propri braccianti dall’Est Europa, è arrivato anche a noleggiare un jet privato. Si tratta – spiega l’Ansa – di Martin Foradori Hofstätter, un famoso vignaiolo di Termeno. L’uomo, da tempo, per le sue vigne, si avvale di un gruppo di donne della Romania. Nonostante via libera della Commissione Europea al “corridoio verde” per la circolazione nell’UE dei lavoratori stagionali in agricoltura, le 8 braccianti del vignaiolo altoatesino erano bloccate al confine con l’Ungheria in quanto si erano viste negare il permesso di transito verso l’Italia. E così  il viticoltore, dopo settimane di telefonate  e tentativi di contatti con politici locali, di Roma e della Ue, non ha trovato altra via d’uscita che agire autonomamente e pagare di tasca propria un jet per far arrivare le sue braccianti. “Altro che Unione Europea, questo è il solito teatrino di Bruxelles. E’ stata una spesa non indifferente e forse anche folle ma senza questo il futuro delle mie vigne sarebbe stato segnato”“. Questo il commento dell’uomo riportato da L’Adige. Il vignaiolo lamenta, inoltre, il fatto che nel nostro Paese non è prevista la “quarantena attiva” come, invece, in Germania. “In Italia non siamo stati capaci neanche di copiare le misure intelligenti messe in atto da altri Paesi della Comunità Europea”.

In Italia ben 24.000 disoccupati si sono resi disponibili per lavorare nell’agricoltura. Dunque il viticoltore avrebbe potuto anche assumere manodopera autoctona e risparmiarsi la spesa per noleggiare un jet. L’uomo ha spiegato di aver provato a far lavorare gli italiani ma questi – a suo dire – se ne sarebbero andati dopo appena due ore perché il lavoro era troppo faticoso.

Fonte: Ansa, L’Adige

 

 

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