Silvia Romano, parla l’inviato del Governo in Africa: “Troppa spettacolarizzazione sul ritorno”

Mario Raffaelli, inviato speciale del Governo italiano per il Corno d’Africa e Presidente di Amref Italia, sostiene che il ritorno di Silvia Romano sia stato troppo spettacolarizzato. 

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Il polverone sollevato dopo il rientro di Silvia Romano non ci sarebbe stato se la sua liberazione fosse stata meno spettacolarizzata. Mario Raffaelli, Presidente di Amref Italia, la più grande organizzazione sanitaria no profit presente in Africa che offre servizio e supporto alle popolazioni africane, sostiene che il clamore intorno alla liberazione abbia alimentato le polemiche, così come i velati ma continui riferimenti al riscatto. “Nel 2008 furono liberati due cooperanti, un uomo e una donna, rapiti da Al Shabaab. Tornarono in Italia nella più totale discrezione. Bisognava fare così”, ricorda Raffaelli, scrive Repubblica. La presenza, a Ciampino, del Presidente del Consiglio, del Ministro degli Esteri e della stampa – all’arrivo della cooperante in Italia – ha amplificato un evento che meritava privacy. “Se ne poteva fare a meno. Questa ragazza riabbracciava la famiglia dopo 18 mesi. Doveva rimanere un incontro intimo e non pubblicizzato”, dice Raffaelli secondo cui il pagamento del riscatto rimaneva comunque l’unica cosa possibile, inevitabile per salvare una vita umana. Il tutto, però, andava fatto senza spettacolarizzazioni.

Quanto alla conversione di Silvia all’Islam avvenuta per libera scelta, il Presidente dell’organizzazione umanitaria chiede rispetto per Silvia e la sua privacy. “Le sue scelte non ci riguardano. Un anno e mezzo è un tempo molto lungo. Non possiamo sapere che cosa accade nella vita di una persona in una situazione così estrema”, dice avvalorando forse la tesi di quanto sostengono che la conversione all’Islam sia avvenuta in seguito ad un perverso meccanismo psicologico, tanto che alcuni parlano in queste ore di Sindrome di Stoccolma.

Diverse, ad ogni modo, sono state le critiche piombate addosso a Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, accusati di fare propaganda politica dietro la vicenda di Silvia Romano, ora Aisha. Francesca Fagnani, in collegamento con Nicola Porro a Quarta Repubblica, ha affermato che il Governo avrebbe potuto agire con maggior sobrietà; invece, “avrebbe cercato di lucrare consenso”, ha affermato la giornalista, compagna di Enrico Mentana. Anche Guido Bertolaso, presente in collegamento, ha puntato il dito contro le Onlus e le Ong che mandano i ragazzi allo sbaraglio in territori pericolosi, come l’Africa: “I cooperanti italiani devono andare con organizzazioni serie e strutturate, che mai manderebbero ragazzi allo sbaraglio”, ha detto l’ex capo della protezione civile, ora impegnato nella battaglia al Coronavirus. Dunque, riferendosi ai terroristi islamici di Al Shabaab, aggiunge: “Non ci possono essere assoluzioni verso questi criminali, sono professionisti del terrorismo e non credo che sia stato casuale che abbiano tenuto questa povera ragazza per 18 mesi“. Un arco temporale, quindi, che sarebbe stato sufficiente per preparare il terreno alla conversione: conversione, forse, non troppo libera così come è stato affermato fino a questo momento.

Fonte: Repubblica, Rete 4

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