Ristoranti e bar sono chiusi, ma non quello della Camera dei Deputati

La tanto attesa riapertura delle attività che ci si aspettava nella Fase Due dell’emergenza Coronavirus non è avvenuta: le nuove misure non sono tanto diverse da quelle del Lockdown totale. E c’è chi rischia di dover chiudere l’attività.

Ristorante Camera dei deputati - Leggilo.org

 

Dovranno attendere almeno il primo di Giugno i tanti parrucchieri, ristoratori e albergatori che da due mesi non hanno nessun introito economico. Questa la decisione di Conte che ha incontrato il malcontento dei proprietari e dipendenti di tante attività che adesso temono realmente di non riuscire affatto a riaprire dopo l’emergenza. Gli esercizi commerciali più colpiti, come è prevedibile, sono quelli legati al settore del turismo che è stato il primo ad essere bloccato, già da febbraio. Infatti, come riporta Quifinanza è stato lo stesso premier Conte a prendere atto del fatto che saranno 90 milioni in meno le persone che usufruiranno dei servizi di ristoranti, alberghi, negozi e via dicendo nel periodo immediatamente successivo alla Fase Due. E fa davvero paura pensare che secondo la previsione più ottimista le perdite ammonteranno al 60% degli introiti, circa 200 miliardi complessivi.

Il presidente della Assohotel Roma, Francesco Gatti, ha affidato a Il Tempo il suo grido d’allarme: “Evidentemente nessuno ha compreso la gravità della situazione: le strutture alberghiere romane e nazionali non registrano entrate da due mesi. Impossibile pensare che gli alberghi riapriranno come nulla fosse successo a fine emergenza”, ha dichiarato. Secondo le stime, il 35% degli alberghi non riuscirà a riaprire. Ma non sono solo gli albergatori a trovarsi in una situazione precaria. Un altra categoria a rischio è quella dei ristoratori. Michael del Moro e Andrea De Simone, rispettivamente presidente e segretario del Confartigianato imprese di Viterbo. Interpellati dalla stampa locale, i due fanno notare che, con il solo servizio di asporto, gli esercizi come ristoranti e bar possono lavorare al 30% del loro potenziale con costi troppo alti da sostenere. “Ci sono migliaia di persone coinvolte in questa situazione, lavoratori con attività e che attendono ancora la cassa integrazione. Centinaia di attività chiuderanno se non verranno disposti alleggerimenti fiscali per l’anno 2020″, affermano.

Alla protesta, si uniscono parrucchieri, baristi, tatuatori, proprietari di piccoli esercizi commerciali, tutte categorie che i provvedimenti della Fase Due non tutelano. Ha fatto scalpore, tra le tante proteste che infuriano in tutta Italia, il caso dei due parrucchieri che si sono incatenati nel loro negozio. Il loro sconforto è comprensibile se si pensa che il settore di cui fanno parte parrucchieri ed estetiste conta 135mila attività con circa 260mila dipendenti che sono fermi senza garanzie da mesi. La principale perplessità di chi si oppone alle norme della Fase Due deriva dal fatto che sono state prese misure restrittive anche per attività che potrebbero effettivamente rispettare le norme di distanziamento sociale. Daniela Vallerano, Presidente di CNA Firenze Estetica ha dichiarato su Repubblica: “Assurdo essere inseriti tra le categorie più rischiose quando le attività del nostro settore rispettavano già da prima dell’emergenza severe norme di igiene e sicurezza”. 

Nel frattempo, secondo Libero c’è almeno un ristorante che ha potuto riaprire i battenti in Italia: quello della Camera dei Deputati. Una misura forse necessaria ma che sicuramente farà molto discutere i ristoratori che ancora non possono riprendere a lavorare: “Capisco sia necessario per i colleghi che non abitano a Roma per poter pranzare“, ha dichiarato Paolo Trancassini di Fratelli di Italia che tra l’altro viene anche da una famiglia di ristoratori: “Il ristorante della Camera non ha bisogno di clientela, gli altri locali si. Riapriremo quando sarà sicuro farlo”. Dura condanna invece da parte di Enzo Maraio, segretario del Partito Socialista: “Giusto che il Senato ricominci a lavorare a pieno regime in una situazione difficile ma questo non giustifica la riapertura di un ristorante in un momento simile”

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