Coronavirus, i morti tornano a salire: virologi ed epidemiologi avvisano sul rischio della riapertura

Diversi esperti si dichiarano perplessi sulle decisioni prese dal Governo in merito alla fine del lockdown e l’inizio della fase 2.

Cornavirus, fase 2 - Leggilo.org

I dati della Protezione Civile nella giornata di oggi ci informano che, purtroppo, i decessi tornano a salire. Infatti, rispetto a ieri, ci sono 382 morti in più per un totale di 27.359. Tuttavia i nuovi casi, in totale, scendono a 105.205, – 608 nelle ultime 24 ore. E abbiamo anche 2317 nuovi guariti e continua ad alleggerirsi la pressione sugli ospedali. Rispetto a ieri ci sono 630 ricoverati in meno  e anche i reparti di terapia intensiva registrano una decrescita di ben 93 unità. Il 79% dei soggetti infettati dal Covid 19 è in isolamento domiciliare con sintomi lievi o senza sintomi.

E mentre, purtroppo, i casi positivi sono ancora molti e i decessi tornano a salire, l’Italia attende la la fatidica fase 2. Lo stop al lockdown, la possibilità, con le dovute cautele, di ricominciare ad uscire non solo per fare la spesa o andare in farmacia o al lavoro ma anche per poter rivedere i nostri parenti e fidanzati o amici più cari. La possibilità di tornare a fare una passeggiata o una corsetta nel parco vicino casa nostra. Per molti significa anche poter tirare sù la saracinesca e rimettersi al lavoro dopo un lungo stallo. Tuttavia, come i dati di oggi dimostrano, i rischi non sono finiti e il pericolo di una seconda ondata è proprio dietro l’angolo. Ce lo ricorda il virologo Andrea Crisanti. Lo scienziato – intervistato da Adnkronosha spiegato che, a suo dire, le scelte fatte dal Governo in merito alla fase 2 non si basano su alcun criterio scientifico. “Il virus ha una sua logica e noi, invece, mi sembrerebbe di no. Basti pensare un dato: abbiamo chiuso l’Italia con 1797 casi  al giorno e la riapriamo con 2200. Non vedo la dimensione razionale. Possiamo solo sperare che il caldo uccida il virus”. Il professor Crisanti specifica inoltre che, a suo avviso, è illogico adottare le stesse misure per tutto il Paese senza tener conto delle diversità regionali. In pratica non si è tenuto sufficientemente in conto il rischio che alcune Regioni corrono più di altre.La proposta dell’ esperto sarebbe quello di riaprire un primo gruppo di Regioni dove la situazione non è ancora grave come quella, ad esempio, della Lombardia. Una volta valutato l’andamento dei contagi in queste Regioni a basso rischio, allora, si sarebbe potuto procedere  e, gradualmente, aprire tutto il resto.

Ma Crisanti non è l’unico a mostrare perplessità sui piani del Governo. Anche un altro esperto, il professor Luigi Lopalco, membro della task force pugliese, si dice scettico. In particolare Lopalco è preoccupato sul ritorno alle funzioni religiose. L’infettivologo – spiega la Repubblica – intervistato da Agorà, su Rai 3, ha sostenuto: “Dobbiamo considerare che le Chiese sono frequentate, soprattutto, dagli anziani che sono i soggetti più a rischio e che dobbiamo maggiormente proteggere”. Il medico puntualizza che una nuova ondata di contagi potrebbe significare un ritorno infelice alle alle misure restrittive. Pertanto invita la Cei a pensare a come strutturare le nuove messe, prevedendo, magari, un numero massimo di fedeli per ogni funzione. Inoltre insiste su un altro punto: informare bene le persone su una possibile nuova ondata di contagi. Informarle in modo da non creare, poi, isterismi e paure. E aggiunge: “Dobbiamo spiegare bene cosa significa convivere con il virus. Io posso spiegare cosa significa ma sta alla politica stabilire il livello accettabile di circolazione del virus”.

E non meno preoccupato il primario dell’ospedale Sacco di Milano, l’infettivologo Massimo Galli. Il professor Galli – riporta Huffington Post – ai microfoni di Mattino Cinque – ha commentato: “La teoria guanti, mascherine e speriamo bene non è sufficiente. Riaprire tutto e poi dover richiudere potrebbe essere un disastro”. Il medico si dice timoroso che il Governo, con la decisione di riaprire tutto, lasci passare un messaggio inesatto e cioè che il problema sia ormai superato. E ritiene indispensabile mettere in preventivo un piano per prevenire e arginare la nascita di nuovi ipotetici focolai.

Fonte: Adnkronos, Repubblica, Huffington Post

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