50 miliardi per salvare le imprese: ma il decreto è stato rinviato di nuovo

In un’informativa al Senato, il Premier Conte ha annunciato nuove misure di sostegno per aiutare gli imprenditori e le fasce più deboli. Ma il decreto anti crisi continua ad essere rinviato.

 

Martedì 21 aprile, in un’ informativa al Senato, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato nuove misure per far fronte all’attuale crisi economica. Ha ribadito – riporta la Repubblica –  che coloro che rischiano di pagare il prezzo più grosso di questa crisi sono le fasce più fragili della popolazione e che gli interventi programmati finora non sono sufficienti. Il Governo si prepara per questo a nuovi stanziamenti di sostegno economico per famiglie e imprese. Un nuovo decreto legge, con un’iniezione di 50 miliardi di euro, che andranno ad aggiungersi ai precedenti 25 miliardi. Per quanto riguarda il Mes, in attesa dell’incontro di domani, Conte ha ribadito di non avere intenzione di cedere. L’Italia non può accettare compromessi al ribasso. “Rifiutare la linea di credito che offre sarebbe un torto agli altri Paesi, ma l’Italia ha bisogno di altro“.

Ma, intanto, il decreto economico contro la crisi – riferisce La Stampa – è slittato a mercoledì 27 aprile. Forse l’esecutivo preferisce aspettare che prima Bruxelles chiarisca quali misure intende adottare per fronteggiare questa immane crisi che ha investito l’Europa. Il Governo italiano sarebbe pronto a inserire nel decreto da 70 miliardi altri 13 miliardi, a fondo perduto, da destinare alle micro e piccole imprese e da scaglionare in base al numero di dipendenti e al calo di fatturato rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Tuttavia, serpeggia una certa confusione nell’esecutivo. Infatti, per il momento, sembra che sicuramente potranno usufruire di questo beneficio solo le microimprese con meno di 10 dipendenti. Per quelle anche solo un po’ più grandi non si è ancora deciso nulla.

Secondo il Ministro dell’Economia Gualtieri e il Ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, infatti, questa misura potrebbe non risultare efficace per imprese con più di 10 dipendenti. Ma non vi è accordo neppure su come erogare alle microimprese i 13 miliardi di euro. Mentre Gualtieri vorrebbe un credito d’imposta scomputandolo dalle tasse, Matteo Renzi e i grillini sono a favore di un’iniezione immediata di liquidità. Ma anche la liquidità rappresenta un altro punto interrogativo. Infatti, il 6 aprile, era stata discussa la bozza del decreto per fornire garanzie alle banche affinché queste possano finanziare le imprese senza il rischio di crollare. E, al tempo stesso, dare alle imprese quella liquidità necessaria a rimettersi in piedi dopo l’emergenza del Coronavirus.

Subito dopo la riunione – riportava Il Sole24Ore – il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, aveva dichiarato che sarebbe stata data liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese; 200 per il mercato interno; altri 200 per potenziare il mercato dell’export. “Lo Stato offrirà una garanzia perché i prestiti avvengano in modo celere, spedito”, aveva affermato Conte. Ma le sue parole avevano generato più confusione che sollievo. Antonio Patuelli, presidente di Abi (Associazione Banchieri Italiani) – intervistato da Milano Finanza – aveva subito chiarito che la liquidità non potrà essere immediata. Le garanzie di cui parlava il premier Conte, infatti, prima devono ottenere il via libera dall’Unione Europea. Considerando che anche le banche stanno lavorando in modalità smartworking e che devono occuparsi anche di avviare le casse integrazione per molte aziende, il procedimento richiederà il suo tempo. Inoltre, per i prestiti con garanzia non al 100%, si tratterà di pratiche di fido ordinarie, chiarisce Patuelli. Dunque procedure non propriamente rapide. Quelle con garanzia al 100% dovrebbero essere più svelte. Ma, anche in questo caso, potrebbe subentrare un fattore determinante. Patuelli, infatti, precisa che ci sono garanzie al 100% con la partecipazione dei Confidi. Ciò significa che la garanzia dello Stato si affiancherà a quella di un soggetto privato. Pertanto anche questa ultima tipologia di pratica non sarà celerissima come avverrebbe se la garanza fosse statale al 100%.

Fonte: Milano Finanza, Il Sole24Ore, La Stampa, Repubblica

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