Scuole chiuse e i genitori tornano al lavoro: ma bonus baby sitter non copre le spese

La fase 2, a cui l’Italia va incontro dal prossimo 4 maggio, comporterà la ripresa graduale di alcune attività, come aziende e fabbriche. Pertanto, diversi genitori torneranno a lavoro. Ma i figli, impossibilitati dal rientrare tra i banchi di scuola, resteranno a casa. Il problema è… con chi?

conte fase 2 - Leggilo

E’ ormai quasi ufficiale: il 4 Marzo si entrerà nella fase 2 dell’emergenza da Coronavirus. Riapriranno le aziende e alcune attività riprenderanno, anche se non sono state stabilite ancora con esattezza le modalità. Ciò che è certo, comunque, è che la maggior parte della popolazione italiana ritornerà a lavoro. Una fortuna, per molti, ma un dramma per altri. Se i genitori, infatti, rientreranno a lavoro, i bambini non torneranno certamente tra i banchi di scuola. Un problema a cui il Decreto “Cura Italia” ha cercato di far fronte introducendo un bonus babysitter per le famiglie. I 600 euro, però, non sono sufficienti. Da qui, la protesta di diverse famiglie la cui voce si è innalzata contro l’insufficienza della cifra stanziata dal Governo.

“Io una baby sitter non me la posso mica permettere, con tutti i soldi che abbiamo perso in queste settimane”, protesta una mamma sul Corriere. A questo, si aggiungono le preoccupazioni: “Tra l’altro chi mi assicura che la tata non sia vettore del virus con tutti i ragazzini che seguirà oltre al mio?”. Una Baby sitter in italia costa al almeno 10 euro all’ora e, facendo due calcoli, dovendo lavorare per almeno otto ore al giorno e per cinque giorno a settimana, i 600 euro del Bonus Baby Sitter basterebbero a malapena per coprire il primo mese di lavoro. Un disagio interpretato anche dalle Baby Sitter che raccontano la difficoltà a trovare un impiego, causa i timori dei genitori e la richiesta di aver effettuato un tampone. “Solo ieri tre famiglie mi hanno contattato e non ho ottenuto l’ingaggio perché pretendevano avessi fatto il tampone”, racconta Giada, che si giustifica: “Ma io con tutta la buona volontà da chi me lo faccio fare il test? Posso solo prendere tutte le misure necessarie, mascherina e guanti compresi”.

Ed è proprio un’indagine, citata anche da Repubblica e commissionata da Yoopies – piattaforma internazionale di incontro fra domanda e offerta di assistenza all’infanzia e servizi alla famiglia – a chiarire la difficile situazione attuale delle famiglie. Dai dati raccolti si evince come durante il periodo di quarantena almeno nell’87% dei nuclei familiari, uno dei due genitori è potuto rimanere a casa con i bambini. Questi dati, però, in vista delle riaperture del 4 maggio subiranno notevoli cambiamenti. Secondo l’indagine, è il 53% la percentuale delle famiglie in cui entrambi i genitori dovranno tornare a lavoro; mentre il 47% rappresentano le famiglie in cui uno dei due genitori potrà rimanere a casa con i bambini – tramite smart working o sospensione del lavoro.

Riaprire gli asili

Si evince quindi che la maggior parte delle famiglia Italiane avrà bisogno di un supporto per soddisfare l’esigenze di un figlio. Coloro che hanno deciso di non usufruire del Bonus Baby Sitter — optando per il congedo straordinario dei genitori – non hanno meno problemi. Infatti, scrive il Messaggero, si tratta di un periodo di 15 giorni massimo per famiglia, riguardante i dipendenti e collaboratori con figli fino a 12 anni. Pur essendo prevista un’indennità pari al 50% della retribuzione, l’arco di tempo è troppo poco per affrontare una situazione che durerà ben più di qualche mese. Nel frattempo, mentre i genitori esprimono a gran voce il loro malcontento e disagio, arrivano le prime proposte per risolvere il problema. E’ questo, ad esempio, è il caso di Alberto Cirio – governatore del Piemonte -, che avanza l’ipotesi di una riapertura degli asili per andare incontro ai genitori. Proprio in merito alla questione perciò si sta lavorando a una sanificazione continua, sottolinea il governatore, valutando l’opzione di utilizzare spazi esterni per le lezioni e scagionare gli orari di fuoco in cui gli alunni si trovano maggiormente ammassati, riporta La Stampa.

Sulla stessa linea di Cirio, la Danimarca. Dopo la fine del lockdown, le scuole dell’obbligo hanno riaperto normalmente, con gioia dei bambini e anche dei genitori. Queste le parole di una mamma italiana, Alessiya di 32 anni, che da 14 vive in Danimarca – riportate anche da Repubblica: “La mattina ci ha svegliati ed era felice, non parlava d’altro. Quando siamo arrivati davanti all’asilo non mi ha neanche salutata per correre incontro alla maestra”. Tutto sta quindi tornando alla normalità, sebbene con le dovute cautele: il distanziamento sociale e la divisione in gruppi più piccoli degli alunni, oltre all’obbligo di lavarsi le mani ogni due ore.

Simona Contaldi

Fonte: Corriere, Messaggero, Repubblica, La Stampa

 

 

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